L’attore in scena nel teatro vuoto
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Centomila, nessuno, unoQuando sabato sera, alle nove in punto, ha varcato il sipario del «Teatro del Popolo» di Gallarate, l’attore Giovanni Mongiano si è reso conto che in platea non c’era nessuno. Ma non per modo di dire. Non c’era proprio nessuno. Sotto di lui le poltrone rosse splendevano di mesta vuotaggine. Neanche uno spettatore pagante. Ma neanche uno non pagante, che nella patria dei biglietti omaggio è qualcosa di più di una bestemmia: una notizia. Mongiano non ha smesso di sorridere e ha incrociato lo sguardo degli unici altri esseri umani presenti in sala, la cassiera disoccupata e la tecnica delle luci che poi ha raccontato la storia a un giornale locale. Perché a quel punto, nel teatro deserto, l’attore ha deciso di recitare comunque. L’intero monologo, senza saltare una battuta. Così ha preso forma una di quelle magie che capitano talvolta, e non solo a teatro: una situazione avvilente è diventata emozionante e l’umiliazione si è trasformata in gloria. Nella società dello spettacolo siamo tutti un po’ attori che ogni giorno salgono su un palco per reclamare il consenso degli altri, mai come oggi misurabile in numeri, persino nella piazza virtuale di Facebook. L’idea che si possa fare qualcosa senza essere visti da nessuno, per il puro piacere o dovere di farlo, sembra bizzarra e gratuita, dunque sommamente artistica. Dopo uno spettacolo che è stata una lezione, nella sala vuota di Gallarate risuonino per l’attore Mongiano gli applausi ammirati di chi non sa se avrebbe la forza di imitarlo. Colloquio surreale ma vero. "Dottore lunedì mi devono fare l'autopsia. Serve l'impegnativa?" "No signora, non è richiesta; ma ci deve essere stato un malinteso, le avranno richiesto un altro esame". "No, ho capito bene. Mi sono anche informata su internet: per la mia malattia è prevista l'autopsia. Non è per mancanza di fiducia per voi dottori, ma dal momento che possiamo essere informati direttamente preferisco approfittarne. Però mi è venuto un dubbio e non ho trovato la risposta su internet" "Lo credo bene che le sia venuto un dubbio. Vediamo se posso aiutarla a risolverlo." "Dottore ma per farmi fare l'autopsia devo presentarmi a digiuno o posso mangiare? "
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L’attore e
regista torinese accetta volentieri di parlare di quanto è
accaduto, tanto che qualcuno (pochissimi per la
verità) ha cominciato a insinuare che fosse una trovata
pubblicitaria o che fosse rimasto sul palco per non perdere
l’ingaggio: «Nulla di tutto questo — ribatte offeso — non ci
saranno altre repliche di questo spettacolo. Il compenso
l’avevo già preso e potevo andarmene tranquillamente. Il
punto è un altro. Se fossi andato via senza recitare ci
sarei stato molto male e invece quella sera ho dormito
benissimo».
Altro
discorso è invece quello dell’organizzazione.
Gallarate è una città di 52 mila abitanti con un buon bacino
d’utenza. I quattro teatri cittadini non si fanno
concorrenza e stanno attenti a non sovrapporre le
programmazioni, ma qualcosa è andato storto. «Non mi sento
in colpa per come sono andate le cose sabato scorso —
osserva l’attore — il pubblico viene se c’è una promozione.
So di non essere un nome famoso, ma io dirigo un piccolo
teatro a Fontanetto Po, a Vercelli, e riusciamo a fare il
pieno, molto spesso, grazie a un umile e costante lavoro sul
territorio. E a un buon rapporto con gli abbonati».
Gli organizzatori dello
spettacolo di Gallarate tuttavia ribattono e accusano la
stampa di avere ignorato la rappresentazione.
Recriminazioni a parte, Giovanni Mongiano ora è a casa a
studiare. Non smette mai di farlo. E ogni tanto risponde ai
tanti messaggi di affetto: «Mi sta scrivendo davvero
tantissima gente — rivela — un collega per consolarmi mi ha
detto che una volta tenne uno spettacolo con un solo
spettatore pagante. Io gli risposto che tra uno e nessuno,
beh… c’è una grandissima differenza».
Articolo di Roberto
Rotondo pubblicato su Il Corriere della Sera l'11 aprile
2017
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