La Svezia
non è un
Paese per
bamboccioni
I giovani
della grande
potenza
nordica
escono
presto di
casa,
studiano e
non vogliono
pesare sui
loro
genitori:
per questo
si
indebitano
con le
banche.
Grazie ai
tassi bassi
e al sistema
del regno,
però,
possono
restituire i
denari con
calma
STOCCOLMA - Sempre più giovani europei sono
bamboccioni,
diceva
giorni fa un
rapporto
internazionale.
E cioè
restano a
lungo a casa
di mamma e
papà. Meno
istinto
d'indipendenza,
ma anche se
non
soprattutto
disoccupazione
giovanile e
costi della
vita da soli
li frenano.
C'è però
un'eccezione
vistosa: il
Nordeuropa.
Soprattutto
la Svezia,
la
potenza-leader
e il modello
della
regione. I
giovani
svedesi
lasciano
casa dei
genitori al
più presto,
e si
finanziano
da soli gli
studi. Per
valore
costitutivo
di quella
che è una
delle
società più
avanzate,
solidali, e
insieme
competitive
e 'global
player in
the economy
and high
tech' nel
mondo
intero.
Scelta
coraggiosa,
matura:
hanno voglia
di diventare
presto
adulti. Ma
scelta
costosa.
Lo indicano
dati
ufficiali,
da poco
rilasciati
in Svezia.
Due terzi
dei circa
476mila
studenti
universitari
del paese
(un bel
numero, su
circa dieci
milioni di
abitanti) è
indebitato
per una
media di
15mila euro
a testa.
Indebitato
ufficialmente,
è ovvio, non
al nero. Con
le banche.
Non te lo
aspetteresti,
se conosci
Stoccolma e
passi
qualche ora
a
passeggiare
giorno o
sera nel
centro, tra
mille locali
di tendenza
affollati da
una gran
bella
gioventù.
Ragazze e
ragazzi
sorridenti,
dall'aria
felice,
quietamente
edonista e
insieme
colta,
poliglotta,
elegante,
sportiva,
curiosa del
mondo,
aperta al
nuovo.
Eppure è
così. 'Cool
but indebted',
bravi e
'fighetti' e
trendy ma
altamente
indebitati:
è
l'identikit
della
gioventù
della prima
potenza del
grande nord.
Indebitati
per molte
ragioni. A
cominciare
dal costo
dell'abitazione,
soprattutto
nella
splendida
capitale
Stoccolma.
Dove un
monolocale
di 45 metri
quadri
arriva a
costare in
fitto minimo
l'equivalente
di 890 euro
al mese.
Molti, per
un giovane
che ancora
studia e non
è quindi
integrato
nel mercato
del lavoro.
Trovare
lavoro, dopo
gli studi in
università
eccellenti a
rating
spesso di
livello
anglosassone,
e gratuite
perché non
si pagano
tasse
universitarie,
è facile.
L'economia
svedese
tira,
crescita
attuale del
prodotto
interno
lordo al 4,2
per cento.
Con metà del
pil che
viene
dall'export
di
eccellenze.
Ma i global
players, da
Volvo a Saab
aviazione,
da Skype a
Spotify, da
Telia(telecomunicazioni
cablate e
mobili) a
Ericsson e
Ikea, da
Hasselblad
(fotocamere
top quality
professionali)
a Kockums
(navi di
qualità e
sottomarini
invisibili)
o Electrolux
(elettrodomestici),
da Atlas
Copco a
Skanska fino
alle grandi
banche, SEB
e le altre,
si lamentano
col governo
perché
riescono a
trovare
abbastanza
giovani
qualificati.
Motivo
semplice: i
giovani
qualificati
vengono
sfornati in
abbondanza
da atenei e
istituti
tecnici o
scientifici
superiori
del massimo
livello. Ma
poi quei
bravi
ragazze e
ragazzi
superpreparati
incontrano
un problema,
che
danneggia
sia loro sia
il
potenziale
datore di
lavoro: non
trovano
vicino
all'azienda
che li
vorrebbe
assumere
alloggi dai
prezzi
abbordabili
per loro.
Ecco allora
l'indebitamento.
Per andare
avanti da
adulti, non
per
divertirsi.
Difficile
risolvere il
problema
casa: le
leggi di
protezione
ambientale
limitano
drasticamente
i terreni
edificabili,
nonostante
l'estensione
del paese.
Non pesare
sui
genitori, a
ogni costo.
Farsi avanti
da soli,
dalla
gioventù
alla piena
età adulta.
E' un valore
costitutivo
delle
società
nordiche,
tutte più o
meno
ispirate al
modello
svedese.
Cioè quel
sistema di
idee-base
nato in
Svezia da
quando la
sinistra
democratica
(SAP,
socialdemocrazia
o più
precisamente
Sveriges
socialdemokratiska
arbetareparti,
cioè partito
socialdemocratico
dei
lavoratori
svedese) ha
governato
per decenni
con statisti
di livello
mondiale,
prima Tage
Erlander poi
Olof Palme.
Poi di nuovo
con il
riformatore
da terza
via, Goran
Persson, ora
col team al
potere
guidato da
una triade:
Stefan
Loefven
premier,
Margot
Wallstroem
ministra
degli
Esteri,
Kristina
Persson
ministra del
Futuro e
dello
sviluppo
sostenibile.
Tradotto in
pratica, ciò
vuol dire
che i
giovani
ritengono
non corretto
chiedere
soldi a
mamma e
papà:
ragazze e
ragazzi
rifiutano
l'idea del
pericolo che
i genitori
s'indebitino
e cadano in
difficoltà
economiche
per pagare
loro studi e
costi della
vita. Si
affidano a
se stessi e
ai sussidi
governativi.
Anche l'idea
di restare a
casa con
mamma e papà
adattandosi
a studiare
nella
stanzetta
dove sono
cresciuti è
moda: i
giovani che
non lasciano
la casa dei
genitori in
Svezia sono
appena il
due per
cento del
totale.
Libertà e
responsabilità
hanno un
prezzo,
insomma.
Scelta di
civiltà e
maturità
civica e
personale.
Per fortuna
la Riksbank,
la banca
centrale,
sostiene lo
sviluppo
economico e
lotta contro
il pericolo
deflazione
con una
politica di
tassi
negativi.
Per cui i
crediti per
gli studenti
sono un
prodotto
finanziario
offerto
dalle banche
del regno a
condizioni
ben
favorevoli.
Tassi bassi,
e il credito
può essere
ripagato
dalla
studentessa
o dallo
studente con
molta calma:
termine, il
60mo anno di
vita
compiuta.
Equivale in
media al 3,8
per cento
della
retribuzione
media in
Svezia.
Articolo di
Andrea Tarquini
pubblicato su
La Repubblica il 17
luglio 2016 |