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Leo Alati

Renzi studia per diventare il nemico numero 1 della sinistra

Da tempo si sa che Renzi lavora a un partito depurato da ogni forma di sinistra per creare una formazione centrista riformista allargata alla destra moderata

 

La chiusura a Prodi e agli ex-comunisti ha un unico sbocco: l'intesa con Berlusconi. Per creare un partito centrista alla Macron. E i 2 milioni di piddini che lo hanno votato alle primarie sono pronti a seguirlo nell'impresa. Anche tradendo se stessi.

Renzi chiude la porta a tutti gli interlocutori. Una scelta da bambino prepotente, come dice Massimo Cacciari, o una scelta politica chiarissima? È evidente infatti che se ci sarà il maggioritario senza coalizione non prendi voti, così come è evidente che col proporzionale, senza coalizione, dopo il voto, non vai al governo. Renzi invece taglia fuori tutta la sinistra, aprendo così anche un nuovo fronte interno che arriva fino al neo-democristiano Dario Franceschini. La villania verso Romano Prodi, che è stato il culmine dell'auto-isolamento renziano, è indicativa forse non solo di una nota maladucazione ma di un progetto.

Ridicola la lettera che mercoledì il segretario Pd ha mandato agli iscritti (ma perché anche a me che non lo sono?) in cui proclama che lui si occupa di contenuti mentre altri, Prodi per esempio, si occupano di alchimie coalizioniste. Peccato che il Professore abbia da poco pubblicato un libretto in cui i contenuti di una politica di governo sono esposti con chiarezza mentre nessun italiano sa che cosa abbia in mente Renzi. Comunque, sorvoliamo. Il dato si cui interrogarsi è dove Renzi, senza la lealtà di proclamarlo, voglia portare il Pd. L'altro dato da analizzare è fin dove il Pd si farà portare. Ormai mi sono convinto che anche questa volta il segretario non la racconti giusta. Proporre un Pd solitario alle elezioni mentre a fronte dei 2 milioni di voti che ha avuto alle primarie ci sono sconfitte elettorali costanti che portano il partito più o meno ai tempi della Margherita o, a voler essere più generosi, dei Ds appare un controsenso.

IL CAV E LA TENTAZIONE MACRONIANA. Penso che le scelte di Renzi abbiamo un unico sbocco: l'accordo con Silvio Berlusconi che, data anche la veneranda età, non vuole affidare la sua storia, il suo nome e le sue aziende nelle mani di un dilettante come Matteo Salvini. Per Berlusconi è meglio Renzi. Renzi sa che Berlusconi è l'unico che lo voterebbe premier. Fin qui è tattica banale. Ma probabilmente c'è dell'altro sollecitato dall'esperienza Macron. Da tempo si sa che Renzi lavora a un partito depurato da ogni forma di sinistra (operazione che prima coinvolgeva gli ex comunisti, poi gli amici di questi e oggi, con Prodi, tutti coloro che hanno avuto a che fare con gli ex comunisti), per creare una formazione centrista riformista alla maniera dei neo-liberisti allargata alla destra moderata. Credo che questa operazione interessi molto anche Berlusconi che vedrebbe in essa una dignitosa fine carriera.

L'ostacolo per i due sta nel fatto che non possono dirlo. I problemi di Berlusconi sono evidenti, vista l'estremizzazione di gran parte dell'elettorato di destra. Il Pd resta l'incognita. Non il rapporto fra Renzi e i suoi critici, ma proprio quel Pd che gli ha dato 2 milioni di voti. Personalmente trovo infondate quelle analisi che suppongono che il "popolo" del Pd sia diventato di destra. Sciocchezza. Ha senso dire, invece, che si tratta di un coagulo di forze "diversamente di sinistra" che hanno legato il proprio destino all'avventura di Renzi anche perché fuori dal Pd temono ci sia roba antica e rissosa. Questo sentiment può portare il sempre fantasmagorico popolo del Pd ad accettare quasi tutto. Fatta eccezione per chi è già andato via e per i tanti che andranno via, a fiumi, nei prossimi mesi.

MENO SIAMO MEGLIO STIAMO. Per il segretario va bene così. Meno siamo meglio stiamo: perché solo così una base e un elettorato stremato e senza sbocchi potranno accettare di traslocare nel partito immaginato da Renzi e da Berlusconi che sarebbe la prima diga contro ogni sinistra, anche quella moderatissima di Giuliano Pisapia. Il popolo del Pd potrebbe seguire la sorte di quei gruppi elettorali che per andar dietro al capo trasformano se stessi. Basta leggere i social. A parte il culto della personalità di Renzi, il linguaggio aggressivo verso la sinistra di tanti elettori e militanti del Pd, spesso ex militanti della sinistra, sembra assolutamente simile a quello dei berlusconiani che distribuivano il Libro nero del comunismo. Potremmo così trovarci di fronte a una mutazione della coscienza politica di queste persone. Nella storia italiana è accaduto tante volte, sia a destra sia a sinistra. Renzi si è dedicato a questo lavoro, limando il suo elettorato potenziale e sperando che gli arrivi in soccorso la Croce Rossa berlusconiana. Può farlo, non sta compiendo un delitto. Sta solo diventando l'avversario più pericoloso della sinistra. Tutto qui. È una scelta sua, non della sinistra che gli si contrappone.

Peppino Caldarola   - Twitter - 29 giugno 2017

 

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