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Leo Alati

“Nuovo Senato per politici di serie B”

Chiamparino boccia senza riserva la riforma renziana di Palazzo Madama: sarà uno strapuntino per consolare chi non riesce a piazzarsi alla Camera. E scoppia la polemica. Laus: "Una semplificazione", Boeti: "Inaccettabile"

Il nuovo Senato? Un posto dove sistemare politici di serie B e C, uno strapuntino per consolare quanti non riescono ad assicurarsi lo scranno di Montecitorio. Con questo giudizio sferzante sull’esito della riforma targata Renzi, Sergio Chiamparino ha scatenato la polemica all’interno del suo stesso partito, il Pd, e con i vertici dell’assemblea regionale. Affermazioni nette, che non lasciano margini a interpretazioni, quelle significativamente pronunciate oggi al convegno per i 72 anni della Carta di Chivasso, la dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine firmata il 19 dicembre 1943 che postulava la realizzazione di un sistema politico federale e repubblicano su base regionale e cantonale. E anche verso piani di riduzione o di futuribili macro-regioni, Chiamparino si è mostrato parecchio scettico: “Credo poco al progetto di accorpamento tra Regioni. Vorrei però una rivisitazione del funzionamento delle Regioni autonome”.

“Il Senato delle Regioni è un passo importante per dare la possibilità di valorizzare le autonomie locali – ha detto il governatore -. Io però credo che il vero modello sia quello tedesco, dove sono incluse anche le minoranze politiche regionali. Ho il dubbio che quello del Senato delle Regioni sia un progetto per posizionare politici di serie B e C che non riescono a piazzarsi alla Camera”. Apriti cielo. I primi a replicare alle dichiarazioni di Chiamparino sono proprio i vertici di Palazzo Lascaris: “Mi piace pensare che sia caduto vittima di un eccesso di semplificazione”, commenta il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Laus. “Ragionare per categorie non giova alla credibilità della classe politica di cui lo stesso presidente Chiamparino fa. Ritengo sarebbe di maggiore aiuto per il buon esito delle riforme sforzarsi di tenere alta la qualità del confronto e aver cura di non mortificare i contenuti in favore di pur legittimi giudizi personali”, conclude l’inquilino di via Alfieri. “Chi serve la propria comunità, in un Comune come sindaco o in Regione come consigliere, è un rappresentante voluto dagli elettori”, rincara la dose il numero due, Nino Boeti, pure lui del Pd, che definisce le parole di Chiamparino nientemeno che “inaccettabili”, ricordando che il Parlamento negli ultimi anni “non è certo stato il Santiago Bernabeu delle grandi competizioni internazionali”. Prende le distanze, pur invitando a non farne un caso, anche il segretario regionale del Pd, renziano doc, Davide Gariglio. Quello di Chiamparino, dice, “è un cambio di opinione” che non condivide. E magari anche tardivo, “altrimenti l’avrebbe esternata nei mesi scorsi”. Unico ad accorrere in sua difesa il dirigente nazionale Giorgio Merlo: “La proposta-provocazione di Chiamparino è cruda, ma rischia di essere vera”, dice fuori dal coro. Ma è l’unico. Critico anche il Movimento 5 Stelle, secondo cui “Chiamparino non ha autorevolezza a disquisire su chi siano i politici di serie A o B”.

Articolo pubblicato su Lo spiffero il 19 dicembre 2015

 

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