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Leo Alati

Il grillismo è il nuovo populismo di destra

Ancora su collocazione e ideologia del grillismo: è il grillismo ad avere delle precise coordinate ideologiche, non il M5S che ne è solo lo strumento.

Ben prima dell’affiliazione europea con Farage, ho sostenuto che il grillismo sia un pensiero di destra e questa mia tesi ha ricevuto nel tempo varie critiche. Tacendo di quelle informulate ed urlate provenienti da alcuni militanti, l’obiezione di fondo più frequente riguarda la provenienza ideologica della base del M5S, molto eterogenea e in parte fuoriuscita dalla sinistra. Questo naturalmente è vero ma, come ho scritto più volte (vedi, da ultimo, su questo sito: Lo spostamento a destra del M5S ) non credo sia in conflitto con la collocazione del grillismo all’estrema destra dell’arco politico-ideologico. L’obiezione, però, ritorna spesso, insieme ad una seconda, collegata alla prima, mossa da chi fa notare che posizioni e atteggiamenti del M5S non si lasciano incasellare a destra. Credo, pertanto, che valga la pena di fornire ancora qualche chiarimento sul mio punto di vista.

Torno, dunque, sulla questione della collocazione ideologica del grillismo. Malgrado alcune oscillazioni, non ho mai pensato che il M5S sia, sic et simpliciter, un movimento di destra. Affermare questo significherebbe non tener conto proprio della notevole diversificazione della base del M5S. Ma vorrebbe dire, soprattutto, assegnare al movimento un significato e una funzione diversi da quelli reali, per le ragioni che mi accingo ad esporre. Sono convinto, piuttosto, che Grillo sia un fascistoide, che il suo lievito sia il medesimo dell’estrema destra. E che il grillismo sia un nuovo populismo di destra. Come si vede, questa mia convinzione poggia sulla premessa che occorra tener distinto il grillismo dal M5S, ed osservare il modo in cui i due elementi interagiscono. La piattaforma del M5S è tipicamente confusionista: grazie all’ombrello protettivo del post-ideologico, Grillo può agitare da sempre istanze molto diverse e spesso contraddittorie che gli sono valse un consenso ampio e trasversale. Il M5S è il classico partito pigliatutto. Ma proprio questo è il punto. Esattamente in quanto partito pigliatutto, è il prodotto e lo strumento di un’operazione di ingegneria elettorale, che si avvale di un uso sofisticato della comunicazione e di efficaci modelli di persuasione e manipolazione. La collocazione del M5S come partito pigliatutto, dunque, non esclude affatto che il progetto politico del quale il M5S è il mezzo abbia un esito ideologico diverso dai fini dichiarati – e sia rigorosamente dissimulato. Anzi, in effetti lo richiede; e proprio per questa via si apre la possibilità di cogliere la radicale sfasatura che esiste tra il progetto politico Casaleggio-Grillo e le “buone intenzioni” di molti sostenitori adeguatamente turlupinati. Non le loro inavvedute illusioni delineano l’orizzonte di quel progetto politico, che è rivelato semmai dalle violente posizioni su immigrazione e Ius soli, dall’affiliazione europea con Farage, dalla mancata professione di antifascismo. L’indole del grillismo va colta nella non velata xenofobia cavalcata a fini elettoralistici, che non si fa scrupolo di far leva su paure ataviche (si veda l’allarmismo sugli immigrati additati come portatori di malattie); nelle frequenti strizzatine d’occhio all’estrema destra; nello sdoganamento, con il decisivo aiuto del pretestuoso alibi della satira, della violenza linguistica contro gli avversari politici e contro chiunque osi criticare (con argomenti) il “Movimento” o il suo leader; e, ancora, nelle liste dei giornalisti nemici; nell’insofferenza nei confronti della democrazia parlamentare e non solo delle degenerazioni della politica; nell’uso post-democratico della Rete. La cifra del grillismo sta in questo complesso di atteggiamenti, che definiscono un’indole profondamente illiberale; e di fronte ai quali anche i sostenitori che non condividono si pongono per lo più in una posizione di silenzio-assenso.

Tra i due elementi, il grillismo e il M5S, il primo è soverchiante e sono del parere che sia destinato a continuare ad esserlo; così come penso che le derive ultime del M5S siano inscritte nel grillismo e nelle sue strutture antropologiche profonde e non nelle “buone intenzioni” di molti sostenitori. Il M5S, ad oggi, non è stato altro che un docile giocattolino nelle mani di Casaleggio-Grillo. Più che come movimento, esiste in quanto contenitore. Il M5S è una scatola vuota dipinta con tanti colori. È il grillismo ad avere delle precise coordinate ideologiche, non il M5S che ne è solo lo strumento.

Articolo di Pierpaolo Caserta pubblicato il 15-09-2014 su spazio lib-lab

(16 settembre 2014)

 

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