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Leo Alati

I muri di cartongesso

Qui bisogna intendersi altrimenti non ne usciamo: Salvini, Di Maio e compagnia non sono che il prodotto di una serie di processi che si svolgono su scala planetaria. Processi distinti ma che si rafforzano l’uno con l’altro.
Il primo: il crollo della fede laica nel progresso umano tra le masse occidentali, il crollo della fede nelle umane sorti e progressive e quindi, proprio quando il progresso tecnologico fa balzi da gigante, la paura del futuro.
Il secondo: tale perdita di fede è il prodotto, come più volte ho scritto, di una questione sociale non risolta. Per inciso, il sorgere della questione sociale non è dovuto alle colpe del mercato, che ha fatto egregiamente il proprio dovere, vale a dire produrre ricchezza, ma alle colpe della politica che non ha saputo curare gli effetti collaterali dello sviluppo economico, fornendo nel lungo periodo in maniera sufficiente quei beni di pubblica utilità che il mercato non sa dare (istruzione, sanità, welfare, infrastrutture etc). Tale deficienza della politica è dipesa dal fatto che la politica stessa si è auto-imposta un ruolo ancillare rispetto all’economia.
Il terzo: quella che abbiamo vissuto sinora non è stata dunque una crisi economica, ma una crisi politica che ora si sta trascinando con sè anche le istituzioni liberali. Le masse preoccupate per la loro sorte additano come responsabili dei propri mali le istituzioni liberali. Nasce di qui la critica verso la democrazia rappresentativa, l’economia di mercato, la globalizzazione. Istituzioni che non hanno nemmeno una delle colpe che gli si attribuiscono.
Il guaio maggiore dei populisti occidentali sta tutto qui, che poi è l’essenza del populismo, abbattono i muri portanti e costruiscono con il cartongesso.

Articolo di Nuziante Mastrolia - 20 giugno 2018

 

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