I muri di cartongesso
Qui
bisogna intendersi altrimenti non ne usciamo:
Salvini, Di Maio e compagnia non sono che il
prodotto di una serie di processi che si
svolgono su scala planetaria. Processi distinti
ma che si rafforzano l’uno con l’altro.
Il primo: il crollo della fede laica nel
progresso umano tra le masse occidentali, il
crollo della fede nelle umane sorti e
progressive e quindi, proprio quando il
progresso tecnologico fa balzi da gigante, la
paura del futuro.
Il secondo: tale perdita di fede è il prodotto,
come più volte ho scritto, di una questione
sociale non risolta. Per inciso, il sorgere
della questione sociale non è dovuto alle colpe
del mercato, che ha fatto egregiamente il
proprio dovere, vale a dire produrre ricchezza,
ma alle colpe della politica che non ha saputo
curare gli effetti collaterali dello sviluppo
economico, fornendo nel lungo periodo in maniera
sufficiente quei beni di pubblica utilità che il
mercato non sa dare (istruzione, sanità,
welfare, infrastrutture etc). Tale deficienza
della politica è dipesa dal fatto che la
politica stessa si è auto-imposta un ruolo
ancillare rispetto all’economia.
Il terzo: quella che abbiamo vissuto sinora non
è stata dunque una crisi economica, ma una crisi
politica che ora si sta trascinando con sè anche
le istituzioni liberali. Le masse preoccupate
per la loro sorte additano come responsabili dei
propri mali le istituzioni liberali. Nasce di
qui la critica verso la democrazia
rappresentativa, l’economia di mercato, la
globalizzazione. Istituzioni che non hanno
nemmeno una delle colpe che gli si
attribuiscono.
Il guaio maggiore dei populisti occidentali sta
tutto qui, che poi è l’essenza del populismo,
abbattono i muri portanti e costruiscono con il
cartongesso.
Articolo di Nuziante Mastrolia -
20 giugno 2018 |