Responsabile

Leo Alati

Le donne che ereditano il bosco del Medioevo

Si estende nel Vercellese ed è gestito da 1200 famiglie

 

Il bosco delle Sorti della Partecipanza è uno dei più antichi d’Italia e si trova nel cuore delle risaie

L’hanno definito una «zattera verde» nel cuore della risaia. 

 

Querce e pioppi si estendono a perdita d’occhio, nascondendo il mare a quadretti. Si può camminare per ore, sul sentiero di terra battuta oppure sull’erba, da cui sbucano i fiori selvatici. 

 

Mughetti, primule, viole dai petali chiari. La «zattera verde» ha un nome, Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, e una storia che affonda le radici nel Medioevo, facendone uno dei boschi più antichi d’Italia. 

 

Ma è proprio la sua storia, con la gestione affidata da otto secoli alle famiglie trinesi, che proietta il bosco perfetto verso il futuro: la Partecipanza ha appena raggiunto i dieci anni di certificazione, il riconoscimento noto come «Fsc», vale a dire lo standard di gestione responsabile più conosciuto nel mondo, festeggiato tra gli alberi lussureggianti. 

 

Il bosco delle Sorti della Partecipanza, con 570 ettari di superficie, è quel che resta di una grande foresta che nel III secolo dopo Cristo copriva le Grange e la Bassa Vercellese, da Crescentino a Costanzana. A dividerlo fra i trinesi, stabilendo le regole di taglio e le regole di successione che qui conoscono tutti, fu il Marchese del Monferrato Guglielmo II il Grande: nel 1275 decise, infatti, di fare una grande donazione ai «partecipanti», vale a dire alle oltre 1200 famiglie del posto che partecipavano alla gestione e al reddito del bosco. Da allora le regole di governo sono rimaste invariate, o quasi: da poco sono state votate con un referendum la successione femminile (il diritto di voto alle donne, invece, qui è stato concesso soltanto nel 1988) e una forma di autotassazione tra i soci, perché i trasferimenti dalla Regione si sono drasticamente ridotti.  

 

E’ il Primo conservatore, eletto durante un’assemblea dei soci iscritti al Gran libro, a guidare la Partecipanza: un compito che ora spetta a Ivano Ferrarotti, nominato da pochi mesi. 

 

Se anche in un bosco perfetto le piante vengono tagliate, sono state proprio le regole del taglio - una buona pratica in uso da 800 anni - che ne ha salvato l’esistenza: ogni anno una porzione di Partecipanza viene messa in turno per il taglio, suddivisa in porzioni più piccole, chiamate «Sorti» oppure «punti», mentre ogni «punto» è diviso in quattro parti, i cosiddetti «quartaroli». Ma perché le Sorti della Partecipanza? Perché ad ogni «punto» è assegnato un numero e i Partecipanti, ogni anno, estraggono a sorte i «quartaroli» da abbattere. 

 

«Il Bosco della Partecipanza è un bene prezioso – sottolinea il sindaco di Trino, Alessandro Portinaro -: lo è sia dal punto di vista naturalistico sia dal punto di vista culturale. E’ la dimostrazione di come una comunità possa difendere e valorizzare le proprie ricchezze, coniugando così la storia e le tradizioni con i cambiamenti della società. Abbiamo sulle nostre spalle la responsabilità di dare seguito a questa gestione secolare e di tramandare ai nostri figli e ai nostri nipoti l’ultimo tratto di foresta ancora presente in questa parte di Pianura padana».

 Articolo di Roberto Maggio pubblicato su La Stampa il 6 giugno 2016

 

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