Responsabile

Leo Alati

Quando l’agricoltura fa bene

L’agricoltura è il solo settore che fa segnare una crescita del Pil ad un tasso del 0,6 per cento che è il doppio da quello registrato con il vecchio sistema di calcolo. Con il ricalcolo del prodotto interno lordo – comunica la Coldiretti – entra finalmente anche il valore aggiunto prodotto dalle nuove attività emergenti nelle aziende agricole, come la produzione di energie rinnovabili (fotovoltaico e biomasse), le fattorie didattiche, gli agriasili, le attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, le vendite dirette anche nei mercati degli agricoltori cosiddetti farmer’s market, la sistemazione di parchi, giardini, strade e la cura del paesaggio.

La lista di queste attività è lunga e leggiamola con attenzione, perché è vero valore aggiunto, sono attività cioè che portano non solo un aumento del Pil, per chi crede ancora a questo indice, ma un aumento di valori, di ideali. Un’agricoltura che non solo dà prodotti buoni e che fanno bene alla salute, ma che fa anche bene a tanta gente.

L’agricoltura “multifunzionale” è ormai una realtà. Ci sono voluti pochi anni e questa piccola rivoluzione è pienamente avviata, con attività che fioriscono da nord a sud, spesso con la nascita di cooperative giovanili e solitamente fornendo impiego a un numero crescente di donne, che in queste attività collaterali sono maestre.

I germi di questa rinascita dell’agricoltura sono in una serie di provvedimenti che vennero approvati nel 2001 grazie a Pecoraro Scanio, allora ministro delle Politiche Agricole. Dopo 60 anni venne cambiato il Codice civile del 1942 nel suo articolo 2135 dove inquadra la figura dell’agricoltore, assegnandogli una nuova e più ampia funzione. Prima di quella riforma l’agricoltore poteva vendere alla grande distribuzione o ai grossisti e basta, con margini di guadagno esigui.

Ora può divenire davvero un imprenditore del territorio.

Si tratta ora di proseguire su quella strada, incentivando con vari strumenti la distribuzione dei nostri prodotti agricoli.
Non ho nulla contro l’Argentina, che è una terra meravigliosa, ma voglio trovare in vendita i nostri splendidi limoni e il nostro aglio e non i corrispettivi argentini!

Non fosse altro per la quantità di prodotti chimici che vengono messi sulla buccia di questi agrumi per poterli far arrivare sulle nostre tavole. Non fosse altro che per vedere ancora limoneti sui terrazzamenti del Sud d’Italia che sono parte del nostro bellissimo paesaggio.

(2/12/2014 )

 

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