Responsabile

Leo Alati

 

 

La Risaia

 

 

Mensile dei riformisti vercellesi

Terremoto e solidarietà

Di Pino Macrì

Può un evento luttuoso e catastrofico come un terremoto affratellare? Certo che può! Anzi: deve!

Questa riflessione, in verità non elevatissima, ed apparentemente anche un po’ scontata, mi è sorta spontanea in questi giorni, tremendi per un lembo di territorio italiano. Ma non per uno sdolcinato sentimento “buonista”, per il quale non si dovrebbe nemmeno sentire la necessità di scrivere addirittura una nota su un giornale, bensì per le sensazioni contrapposte provocatemi da due osservazioni in qualche misura “di contorno” all’evento sismico stesso:

  • Da una parte la nausea ingenerata da un esponente leghista che ha ignobilmente e senza alcun ritegno ritenuto di dover esternare al mondo il suo balordo senso dell’umorismo con quell’atroce: “scusate i disagi: la Padania sta provando a staccarsi dall’Italia”, che fa esattamente il paio con le altrettanto balorde esortazioni del tipo “forza Etna” e “forza Vesuvio” che, in fondo, non sono altro che il giusto segno distintivo di chi le proferisce;

  • Dall’altra, la “particolarità” di questo tragico evento tutta racchiusa nella inusitata distruzione, un azzeramento quasi, del patrimonio artistico – culturale: anche se qualcuno disse (Sgarbi, mi pare) che una vita umana ha comunque e sempre un valore infinitamente superiore a quello di una qualsiasi opera d’arte, non v’è chi non pensi di come la distruzione del patrimonio artistico equivalga ad una cancellazione della memoria, e, quindi, a quel tremendo tarlo dei popoli che è la perdita della propria coscienza storica.

Da calabrese, da abitante cioè di una terra in cui il ripetersi delle catastrofi sismiche ha una frequenza, associata a elevata potenzialità distruttiva, terribile (lo storico Augusto Placanica, calabrese, coniò per il terremoto del 1783 l’efficacissimo appellativo di “Iliade funesta”), non posso che pensare con senso di profonda solidarietà allo smarrimento di quelle genti che hanno perduto per sempre quello che nel loro DNA era stato il “punto di riferimento” dell’anima, ancorché magari inconscio: una torre, un campanile, una chiesa, un castello. È lo stesso smarrimento che si prova per la perdita di un congiunto assai caro: anche se, magari, non si è mai trovato il tempo di passare a salutarlo, la perdita è comunque una ferita non rimarginabile, perlomeno nel senso che l’antico punto di riferimento non c’è più, e non è sempre detto che si riesca a trovarne un altro in sostituzione, altrettanto efficace in termini di costruzione di una personalità compiuta e sana. Per noi calabresi, fra distruzione della coscienza storica e continui azzeramenti delle potenzialità economiche e di sviluppo, è invece un fatto purtroppo assodato, un lutto continuo ed ineliminabile dal nostro modo di essere.

Un’ultima osservazione, che però emerge in occasione di un qualsiasi tipo di sisma: puntualmente si assiste ad uno sciacallaggio culturale di personaggi che, prendendo alla lettera il celebre aforisma di Andy Warhol, fanno di tutto per conquistarsi i loro cinque minuti di notorietà, profondendosi senza vergogna in divinazioni da novelli Nostradamus (“io l’avevo previsto in anticipo, ma nessuno mi ha ascoltato”) o da Cassandre da quattro soldi (“A breve ci sarà un terremoto di magnitudo 7-7.5 al sud, in particolare in Calabria o Sicilia”).

Perché Cassandre? Perché non è vero? No, anzi: purtroppo è verissimo. Solo che è una verità risaputa da almeno 50 anni (dalla completa formazione, cioè, della Teoria della “Tettonica a placche”, che risale, per l’appunto agli anni ’60 del ‘900), ed il modo migliore di affrontarla è con comportamenti responsabili di tutti i giorni, specie nel campo dell’edilizia di qualsiasi tipo e della realizzazione delle opere infrastrutturali che operino una trasformazione del territorio (che non è sempre un danno, come sostengono i talebani dell’ambiente, se portata avanti con oculatezza e capacità professionale).

Basta, infatti, dare un’occhiata alla carta degli eventi sismici sul territorio italiano, facilmente disponibile sul sito dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, all’indirizzo web: http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/docs/DBMI11_Imax.pdf) per rendersi immediatamente conto di come l’intero territorio italiano (con la sola esclusione della Sardegna) sia periodicamente soggetto a terremoti di varia (e ormai prevedibilissima) intensità.

In tale contesto, quello che più indispettisce è proprio l’atteggiamento della televisione di Stato, che, invece di informare correttamente, proprio in queste occasioni dà fondo a tutte le sue inesauribili riserve di cinismo, offrendo largo ed immeritato spazio ad improvvisati “scienziati” che-da-tempo-hanno-messo-a-punto-un-sistema-infallibile-per-prevedere-i-terremoti o ai redronnies del momento che raccontano di come gli ormai onnipresenti ed onniscienti Maya l’avessero profetizzato da secoli (ovviamente perché erano in contatto con intelligentissimi alieni…). Per il piatto di lenticchie dell’indice di ascolto della serata.

24 maggio 2012

© 2012 La Risaia   Mensile dei riformisti vercellesi

Webmaster & Design by Francesco Alati

Home