Conferenza di storia sul colera nel XIX SECOLO
Domenica
18 marzo presso la Sala Consiliare di Palazzolo Vercellese si tiene il
secondo appuntamento di "Incontri con la nostra Storia" sul tema delle
epidemie di colera a Palazzolo nel XIX secolo. Saranno relatori la
dott.ssa Sara Poy e il geometra Piero Peretti storico locale.
Parteciperà in oltre lo storico trinese Pier Franco Irico, già autore di
uno studio sul tema, per la città di Trino.
Le due maggiori ondate di "Cholera Morbus" si ebbero nel 1835 e nel
1854. Se nel primo caso la comunità palazzolese fu solerte
nell'affrontare l'epidemia, giungendo ad allestire un piccolo
Lazzaretto, molto apprezzato dalle Autoriità Sanitarie Provinciali, non
vi è comunque la certezza che vi siano stati dei decessi. Soltanto dal
Registro dei Morti parrocchiale per l'anno 1835 e 1836 si possono
presumere una decina di morti a causa del morbo. I registri sono scritti
in latino dal parroco don Carlo Lazzara, dove annota il decesso per
causa di "morbo repentino" o "grave morbo". Ben più drammatica fu
l'ondata del 1854, che come la precedente investì tutto il Piemonte e le
altre province del REGNO DI SARDEGNA, il Lombardo- Veneto e il Ducato di
Parma e Piacenza.
Nel piccolo paese di Palazzolo, che contava un migliaio di abitanti, si
ebbero 44 morti certi ( circa il 4,5 % della popolazione ). Il dato si
ricava dal Registro dei Morti compilato dal parroco don Giacinto Arditi,
che fu impegnato in prima persona in quei drammatici momenti. Occorre
dire che il morbo giunse repentino e violento e si manifestò nell'arco
di poco più di due mesi, tra settembre e novembre. Non fu possibile
allestire un Lazzaretto e molto fecero per alleviare il male il Medico
dott. Pietro Risico, il Chirurgo Giovanni Stevorengo e il flebotomo Caio
Mocca, oltre al sindaco Gioanni Risico.
Le Autorità Sanitarie Provinciali non potevano fare molto, se non
divulgare consigli come prevenire il colèra e alcuni empirici
medicamenti. Praticamente la Medicina non sapeva porvi rimedio. Si
conosceva soltanto che il morbo si diffondeva più facilmente dove vi era
sporcizia, poco igiene personale e il contatto con gli animali.
Si
apprendon pertanto i nominativi dei deceduti e che la loro professione
era principalmente quella di contadino, dal minuzioso registro
parrocchiale. 44 morti in un paesino voleva dire che non vi era quasi
famiglia che non fosse stata toccata dal triste evento.
Ci sarebbero voluti ancora diversi anni prima che il vibrione del
"colèra" fosse isolato (1884) e che la Medicina potesse intervenire
riguardo la malattia. Intanto in Italia e in tutta Europa migliaia di
persone morirono a causa di queste epidemie.
La ricerca storica fatta dai relatori ha portato a conoscenza anche
alcune antiche e sconosciute ricette mediche come "l'aceto dei quattro
ladroni" usato anche per le forti epidemie di peste nei secoli
precedenti.
Piero Peretti e Sara Poy
14 marzo 2012 |