Spararsi finché si è giovani
Un tempo c'era chi si adoperava per un mondo
migliore, non per 'abituare la gente' a uno
peggiore. Poi venne il PD e il suo responsabile
economico Taddei...
Recentemente
intervistato da l'Espresso il giovine
Filippo Taddei - responsabile economico del
piddì nonché professore alla prestigiosissima
John Hopkins University - ha detto che gli
italiani, specie i giovini come lui, debbono
"cambiare mentalità" visto che il "mercato" del
lavoro è cambiato radicalmente negli ultimi
decenni.
In particolare i giovini italiani
debbono rendersi conto che:
a) |
l'istruzione sarà molto più
lunga e costosa |
b) |
il contratto a tempo
indeterminato si ridurrà sempre di più come
occasione di lavoro |
c) |
i tempi di lavoro saranno più lunghi
(immagino intenda la durata del monte ore
settimanale) |
d) |
i pensionamenti saranno sempre più
posticipati |
Da queste considerazioni discendono una serie di
conseguenze pratiche e di considerazioni di
principio. Le seguenti:
a) |
È chiaro che divenendo
l'istruzione più lunga e, soprattutto,
"costosa" servono due cose fondamentali per
i giovini: tanta pazienza e tanti soldi. La
prima non è una grande novità invero. Anzi,
si tratta di una sciocca banalità. Chiunque
abbia fatto le scuole elementari ha una idea
abbastanza precisa del fatto che anche solo
per imparare la tavola pitagorica occorre
una dose monumentale di pazienza e spirito
di sacrificio. Figuriamoci per tutto il
resto.
La seconda cosa invece è significativa. In
effetti i giovini italiani erano abituati a
pensare che avessero la possibilità e il diritto
di "raggiungere i gradi più alti degli studi"
(art. 34 Costituzione) anche senza avere una
montagna di danari perché lo Stato si faceva
carico della maggior parte delle spese che
necessitavano per studiare ("La Repubblica
rende effettivo questo diritto con borse di
studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze, che devono essere attribuite per
concorso", sempre art. 34 Cost.). Ora il
nostro giovine professor Taddei ci dice
chiaramente che lo Stato non provvederà più a
caricarsi delle spese necessarie per questo
obiettivo ma che sarà il giovine a doverlo fare
(altrimenti studiare non sarebbe "costoso").
Come lo dovrà fare è una scelta sua: indebitarsi
con banche e affini (come avviene negli Stati
uniti e non solo), rapinare gioiellerie,
spacciare organi umani per trapianti, rubare la
pensione alla nonna, ecc. Le possibilità sono
molteplici e limitate solo dalla fantasia umana. |
b) |
Il giovine italiano che è stato abituato ad
avere un genitore che ha fatto per tutta la vita
l'operaio o l'impiegato (magari sempre presso la
stessa ditta) è stato abituato male. Quest'epoca
è finita. Oggi si cambia lavoro (e ditta) sempre
più frequentemente e sempre più rapidamente.
Urge quindi essere nelle condizioni psicofisiche
di adattarsi al cambiamento in maniera totale.
Ad esempio: occorre essere pronti ad insegnare
alla John Hopkins University ma, se licenziati,
essere pronti a scaricare container di
cianfrusaglie cinesi al porto. Essere
disponibili a lavare cessi all'autogrill ma
anche a essere PM (Project Manager) in una
multinazionale di cosmetici. Sapere usare con
competenza un saldatore a stagno per riparazioni
di piccoli elettrodomestici ma anche avere buone
capacità di analisi e investigazione per
diventare all'occorrenza PM (Pubblico
ministero). Eccetera; |
c) |
Le famose 40 ore settimanali di lavoro,
eredità di un passato ormai obsoleto, possono
essere anche 80 o 120 se necessario al fine di
garantire la produzione della fabbrica o
l'efficienza dell'ufficio. Perché se la
produzione della fabbrica non è a pieno regime,
come dettato dalle necessità di produttività e
dall'analisi costi (del lavorante)/benefici (del
fabbricante), il fabbricante ci perde un sacco
di soldi, chiude la fabbrica e il lavorante
perde il lavoro. Che, comunque, perderà lo
stesso. Ma tanto poi ne trova subito un altro se
ha studiato tanto e costosamente.
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d) |
d) siccome le statistiche di dicono che ormai
campiamo mediamente ottant'anni, in ottima
salute e fino al giorno prima di essere chiusi
in un loculo abbiamo imparato - grazie a corsi
di formazione e di aggiornamento continui e
costosi - un sacco di cose e di mestieri, è del
tutto lampante che non possiamo ritirarci in
pensione a 60 anni o a 70 o a 79 perché sarebbe
uno spreco di competenze da un lato e un costo
sociale (la pensione) difficilmente gestibile
dall'altro. I giovini italiani quindi debbono
capire che l'età pensionabile non esiste più ma
che esiste, piuttosto, un'età lavorativa
continua e permanente fino a che si ha fiato in
corpo.
|
Alla luce di queste considerazioni io credo che
il consiglio per i giovini d'oggi possa essere
uno solo: sparatevi adesso che siete giovini e
senza lavoro ché se vi sparate quando avrete
cinquant'anni e un lavoro rischiate di mettere
in difficoltà la produttività dell'azienda per
cui lavorate.
Articolo di Turi Comito pubblicato su
megachip.globalist.it il 30 luglio 2015
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