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Leo Alati

Rifiuti e softair non autorizzato le ultime piaghe di Leri Cavour

Per capire il degrado in cui versa il piccolo borgo di Leri Cavour basta andarci due volte, a distanza di poche settimane l’una dall’altra. Durante la seconda visita sicuramente qualcosa che vi aveva colpito la prima volta non ci sarà più. O sarà stato vandalizzato. O distrutto dai pallini del softair. O sommerso dai rifiuti. Per chi conosce e frequenta Leri è un «giochino» abituale: piccoli, a volte minuscoli, pezzi di storia che spariscono giorno dopo giorno, divorati dall’incuria, dai vandali, da chi scarica rifiuti in quelle stalle che una volta ospitavano i cavalli di Camillo Benso conte di Cavour.

Lo statista piemontese amava così tanto questa piccola grangia da diventare assessore del Comune di Trino per «controllare» anche a distanza il suo possedimento. Oggi quell’amore è sparito: Leri si è lentamente trasformata in una scomoda eredità per tutte le amministrazioni comunali di Trino (proprietario del borgo) degli ultimi anni. Un patrimonio di storia, agricoltura e memoria abbandonato a se stesso, spogliato fino allo scheletro. La casa patronale di Cavour è l’unico edificio ad aver beneficiato di un primo, parziale, restyling alla facciata, grazie ad alcuni fondi per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ma è stato solo fumo negli occhi. Nessun fondo è più arrivato a Leri Cavour e una delle grangie più antiche del Vercellese è tornata ad essere terra di nessuno. Anzi, terra di chi, nelle ultime settimane, ha pensato bene di scaricare quintali di rifiuti, compresi due divani, nelle vecchie stalle. O terra di chi pensa di essere in guerra, con tanto di fucili finti e munizioni, trasformando il borgo in un vero e proprio campo di battaglia, dove la casa di Cavour è un «fortino» da conquistare e le torri della centrale «Galileo Ferraris» un suggestivo sfondo da videogioco.

Peccato che queste guerre simulate siano assolutamente vietate nel borgo di Leri, come conferma il sindaco di Trino, Alessandro Portinaro: «Non ho mai dato e non darò mai l’autorizzazione a usare Leri per questo tipo di battaglie - dice -: chi le organizza spesso, per fare il furbo, manda le richieste di autorizzazione il sabato pomeriggio per la domenica, sapendo benissimo che gli uffici comunali sono già chiusi». I pavimenti della casa di Cavour, coperti da un tappeto di pallini verdi e bianchi, dimostrano che le sale nobili vengono abitualmente usate come campo di battaglia. E le cronache raccontano anche di qualche «guerriero» portato dagli amici in ospedale, in silenzio, per curare le ferite riportate in una caduta all’interno della casa.

«Stiamo parlando con Enel per poter avere almeno un sistema di videosorveglianza nel borgo, visto che vogliono ampliare quello della vicina centrale, ormai in disuso. La soluzione migliore sarebbe quella di mettere a Leri un custode ma non è semplice», conclude il sindaco. Per raccontare il degrado di Leri è arrivata anche una troupe della Rai: l’inchiesta di Stefania Battistini andrà in onda domani (domenica), dalle 15, nel programma «Alle falde del Kilimangiaro» su Rai Tre .

Articolo di Alessandro Nasi pubblicato su La Stampa l'1 febbraio 2014

7 settembre 2014

 

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