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Leo Alati

Il riso sposa l’Expo anche a New York

Da Eataly il boom dei produttori di Lignana, Desana e Bianzè

La partita dell’anno, quella con l’Expo milanese, il riso inizia a giocarla qui, a un metro dallo stand tricolore che Oscar Farinetti ha voluto proprio al centro del suo locale di New York.
Sarah, una bella ragazza con i capelli rossi e la camicia a quadretti di Abercrombie & Fitch dà il benvenuto tra gli scaffali di Eataly, 5th Avenue, il cuore della Grande Mela che parla italiano tra le griffe da palato fino: sono i giorni più tristi di Nutella e la crema al cacao la trovi subito, appena entrato, prima di confondersi tra l’aroma di caffè Vergnano e i primi richiami dei piatti usciti caldi caldi dalla cucina formato «paisà».

Lo stand più ambito
Ecco, si accorgono in fretta, centinaia di stranieri (non americani) stipati tra i banconi e le mensole, che il tema dei prossimi mesi, nel Bel Paese, avrà i colori inconfondibili di Expo 2015. Scritta a caratteri cubitali, lo stand è il quadro d’autore che tutti devono fermarsi ad ammirare grazie alla cornice.
Cosa non si fa, qui, per far scoccare appetiti da stivale: lo spazio accanto al teatrino che reclamizza l’appuntamento più atteso di Milano parla di primi piatti. Il meglio che ci sia. Quello che fa riconoscere l’Italia in tutto il mondo, e non solo in questo elegante angolo di Manhattan. C’è la pasta - spaghetti e tutto il resto - e a braccetto il riso. E qui Vercelli vince. Stravince. Quattro a due, il rapporto con i «cugini» di Novara e di Pavia. Insomma: numeri alla mano non c’è gara.
L’angolo è tutto un barattolo di latta. La tenuta Margherita di Desana col suo «Acquerello» si è guadagnata lo spazio d’onore che si nota subito spostando lo sguardo verso le delizie del market.
«Negli Stati Uniti vanno forte soprattutto varietà come Carnaroli e Arborio. Di riso se ne trova tanto anche a New York, ma la gente cerca sempre di più quello italiano di qualità e vuole sapere dove viene fatto - osserva Davide Brusa, della stessa tenuta, che in concomitanza con Expo sarà a Tutto food ed esporta in Australia e in Paesi impensabili come il Giappone e la Thailandia -. Pochi possono contare su una filiera a chilometro zero come la nostra».

Senza confini
Quasi non esistono confini con gli altri marchi vercellesi, qui nel tepore del locale un po’ ristorante, un po’ punto vendita. Le latte, e poi subito dopo i cartoni della cascina Belvedere. Da Desana a Bianzè è un attimo: «Con Farinetti c’è un rapporto iniziato dall’apertura del primo punto di Eataly - spiega Gianluca Picco -. Inutile sottolineare quanto sia straordinaria la visibilità garantita a Manhattan. Noi puntiamo sui clienti che vogliono cuocere il nostro riso e basta, senza applicarsi troppo nella cucina: e la formula funziona».
Prodotti nati per l’estero: ancora per il mercato australiano, per il Messico, il Sudafrica. E Belvedere sarà a Cibus, nel Padiglione Italia di Expo, con la Veneria di Lignana. Una «coppia d’assi» che accompagnerà l’Ente risi.

Paese da record
E proprio Lignana è il comune del Vercellese più rappresentato a Eataly, qui a un tiro di schioppo da Times Square. Sono ben due le etichette. Accanto all’azienda la cui cascina ospitò le riprese della leggendaria pellicola «Riso amaro» c’è Gli Aironi. Alla conquista del mondo.

Articolo di Alessandro Ballesio pubblicato su La Stampa il 28 febbraio 2015

(2/3/2015)

 

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