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Leo Alati

Rai, una tivù privata pagata coi soldi pubblici

Il Renzismo è vorace e non fa prigionieri. Le recenti nomine confermano la tendenza.

Il cambio di direttore in un giornale, tivù, in Rete o di carta, può incuriosire ma non fare scandalo. Spesso è uno spettacolo o di accantonamenti e rientri sempre degli stessi personaggi. Pensate a Libero e a il Giornale, con la turnazione continua di Feltri e dei suoi due allievi-rivali.
Quando mi tolsero la direzione de l'Unita per metterci Mino Fuccillo , in una trasmissione radio Emilio Fede, gentilmente , si scandalizzò, ma Pietro Calabrese, mio amico, liquidò  il discorso con una frase secca: «I direttori si cambiano, e loro lo sanno che possono essere cambiati».
Alcuni anni dopo, poco prima di morire, in uno di quei simpatici pranzetti a cui mi invitava, rigorosamente solo noi due, in un circolo romano molto alla moda, Pietro mi ricordò quando Berlusconi lo tolse da Panorama alla vigilia di una difficile campagna elettorale con queste parole: «Non dubito della sua lealtà, ma ora mi serve fedeltà». E Pietro se ne andò con una bella liquidazione.
BIANCA BERLINGUER, SETTE ANNI AL TG3. Bianca Berlinguer era al Tg3 da sette anni, il tempo previsto per un turno al Quirinale. La sua sostituzione non deve sorprendere né il suo futuro incarico inquietarci, come tutti può star ferma un giro o più. Quel che irrita e allarma è il fatto che il renzismo è vorace e non fa prigionieri.
Un partito che non ha più il 40% elettorale ma molto meno, si prende tutto. E si prende tutto mentre il suo leader aveva predicato contro la lottizzazione in Rai e alla vigilia della battaglia referendaria.
Anche da episodi come questo si ricava che la vera trincea di sinistra è la privatizzazione della Rai. Il tema del suo carattere pubblico era forte quando si pensava che la più grande impresa culturale del Paese avrebbe potuto garantire il pluralismo che invece non sarebbe stato nel cuore dei privati.
LA RAI HA ESAURITO LA SUA MISSION. La Rai oggi non è una grande industria culturale, ha pochi programmi seri, scarsi ascolti, spesso nell'informazione arriva dopo i contendenti. Non è colpa dei singoli, è che una mission si è esaurita e si è trasformata nel suo contrario: una tivù privata pagata con soldi pubblici. Il caso delle recenti nomine lo conferma.
Il renzismo, tuttavia, non so che cosa ci ha guadagnato cacciando la Berlinguer. Il leader appare agli occhi dei cittadini sempre più antipatico spaccone e prepotente. Non aveva scelto il basso profilo? Evidentemente no, il basso profilo è status per quelli bravi davvero, non per i parvenu.

Articolo di Peppino Caldarola pubblicato su Lettera 43 il 4 agosto 2016

 

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