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Leo Alati

Arriva il prosciutto senza maiale, pieno d’acqua e di sostanze chimiche

Per anni ci siamo scandalizzati (giustamente) per le schifezze fatte all’estero che scimmiottano i nostri cibi di qualità, ma adesso l’Italia si sta preparando un film dell’orrore alimentare fatto in casa. Il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, lancia l’allarme su decreto ministeriale in preparazione, che cambia le regole su come si preparano i salumi, introducendo «una serie di allucinanti novità», dice Moncalvo. «Arriva il prosciutto senza carne di maiale, ma che puo’ contenere più acqua e additivi chimici che finora vietati. Tutto questo a danno dei consumatori e degli allevatori italiani».

In concreto, il prosciutto cotto potrà ora essere fatto anche utilizzando carne di altre specie, «creando confusione nei consumatori sul reale contenuto del prodotto che acquistano», dice la Coldiretti. Come se il recente scandalo della carne di cavallo spacciata per manzo in sughi e polpette non avesse insegnato niente.

Le nuove regole, se passeranno così come sono in preparazione, permetteranno anche di aumentare il contenuto di acqua nei salumi. «L’incremento del tasso di umidità - dice la Coldiretti - è previsto per le tre categorie di prosciutto cotto, prosciutto cotto scelto e prosciutto cotto di alta qualità. Andrà a minare la qualità del prodotto a discapito del maiale italiano, le cui carni hanno caratteristiche qualitative superiori a quelle dei maiali importati dai paesi del Nord Europa.

Il decreto cancella anche il divieto di usare aromi chimici. Quindi si potrà «correggere» il sapore dei salumi fatti con materia prima scadente e di dubbia origine. Paradossalmente viene mantenuta, invece, la possibilità di utilizzare le cosce di maiale congelate per produrre il prosciutto crudo stagionato. Proprio a causa di questa norma – ricorda Coldiretti - due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine.

Altra novità del provvedimento è l’inserimento nel decreto del Culatello, sino a oggi assente, ma si autorizza apre a una “industrializzazione” del prodotto (per esempio con l’uso di involucri artificiali al posto del tradizionale budello naturale) «che finirà per abbassarne la qualità», secondo la Coldiretti.

Conclude il presidente Moncalvo: «“Piuttosto che rivedere al peggio le leggi che regolano il settore dei salumi sarebbe utile alla nostra economia attuare la legge sulle etichette con l’indicazione obbligatoria dell’origine italiana, di importanza fondamentale soprattutto per i prodotti trasformati».

Senza entrare nello specifico, il Ministero delle politiche agricole ha reagito a questo allarme della Coldiretti specificando che «la proposta di decreto attinente alle norme per la produzione e la vendita di alcune tipologie di salumi, pervenuta dal Ministero dello sviluppo economico, è ancora al vaglio
degli uffici tecnici del Mipaaf. Pertanto rilievi, eventuali modifiche e miglioramenti del provvedimento sono ancora in corso e verranno definiti compiutamente nelle prossime settimane».

Parlarne prima è utilissimo a tenere alta la guardia. Se si aspettasse di parlare a cose fatte servirebbe a poco.

Articolo di Luigi Grassia pubblicato su La stampa il 19/10/2014

 

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