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Leo Alati

I sette candidati al “Premio Stalin”: “Vecchi”, “ignoranti” e pure “nazisti”

Evviva la democrazia, ma mica sempre. Quanto è bello il referendum, ma soltanto se vince il Bene (o meglio, quello che per loro è il Bene). Già, perché se poi le urne dicono “Brexit”, dall’elogio della democrazia si passa all’insulto del (presunto) colpevole. Il Regno Unito si stacca dalla Ue e l’intellighenzia tricolore (sinistrorsa, ma non solo) punta il dito: contro i “vecchi”, gli “ignoranti”, i “campagnoli” inglesi. Si leggono autorevoli commenti e si respira quell’odiosissima idea al caviale secondo la quale il diritto di voto dovrebbe essere esclusiva di chi è degno. E quelli degni, va da sé, sono loro. Mica il vecchio zotico e ignorantone di Peterbourough. Roba da dittatori (illuminati, direbbero loro). Roba da Stalin, per dirla pane al pane.

Ed è sulla base di queste brevi linee guida che, tra i vari, vi proponiamo i brani di alcune autorevoli riflessioni secondo le quali, in buona sostanza, la vittoria del “leave” è il frutto di una qualche forma di aberrazione: ignoranza, populismo, idiozia, vecchiaia (da intendersi nella più spregevole delle accezioni). A voi il compito di scegliere quale, tra questi estratti, debba essere insignito dal neonato – oggi, sabato 25 giugno – “Premio Stalin“.

La rassegna comincia da quanto scritto da uno dei leader maximi del politicamente correttissimo, che curiosamente oggi si ritrova ad insultare la terza età (alla quale non appartiene, ma ancora per poco). Lui è Beppe Severgnini, che sul Corriere della Sera verga una paginata di raro livore nei confronti di chi ha detto Brexit. Scrive ciuffo bianco: “La Decrepita Alleanza ha vinto. Ha preferito il passato al futuro, i ricordi ai sogni, l’illusione al buon senso”. Registriamo la definizione di “Decrepita Alleanza”, ovvero la maggioranza del Regno Unito, bene ricordarlo, e chiudiamo qui l’analisi dell’articolo (si ricorda al lettore: per ogni articolo viene proposta soltanto una, emblematica, “sentenza”).

Non poteva mancare Ezio Mauro, il fu direttore di Repubblica, il quale sempre su Repubblica ci spiega che “in un senso più generale, (il referendum, ndr) è un’altra prova di abdicazione della politica organizzata nella sua forma storica tradizionale, che oggi rinuncia ad assumersi i suoi rischi e ricorre al popolo per rincorrere in realtà il populismo che la sta mangiando a morsi e bocconi”. Elegante, certo, il direttore. Ma la possibilità che ci siano valide ragioni dietro al leave, insomma, non lo sfiora neppure. Il Male è Male. E cosa sia il male lo decide lui.

Poi Eugenio Scalfari, che dalle colonne del medesimo quotidiano fa concorrenza a Mauro, mettendoci in guardia dai rischi. “Il Brexit è una bomba a orologeria: distrugge l’Inghilterra, mobilita i Paesi fuori dalla moneta unica a rivendicare la propria indipendenza, mobilita i populismi dovunque, eccetto lo scontro americano tra i repubblicani di Trump e i democratici della Clinton. Peggio di così era difficile immaginare“. Barbapapà, se ne deduce, ha già scritto la storia: Inghilterra distrutta, assi transnazionali per combattere Bruxelles e – soprattutto – il dominio dell’onnipresente populismo, titillato, scatenato e portato nella stanza dei bottoni. Figuarsi: uscire dall’Europa, per Scalfari, può essere soltanto populismo.

A sorpresa, ammettiamolo, nella rassegna ci entra anche Alessandro Sallusti, il quale un po sprezzante scrive su Il Giornale: “I conti sono presto fatti: un milione di agricoltori e operai, probabilmente già in pensione, dalle campagne inglesi ha condizionato per sempre la vita di 600 milioni di cittadini europei e la storia di un continente”. Maledetti agricoltori, maledetti operai, maledetti pensionati e maledetti campagnoli. O no?

Nel “dagli al vecchietto” si fa poi notare una delle prime frasi dell’editoriale di Sofia Ventura, su Il Giorno, la quale sorniona sottolinea: “”Probabilmente, pochi tra coloro che hanno votato per il leave saprebbero spiegare perché ora dovrebbero stare meglio, ma tutti probabilmente hanno avvertito che dentro l’Ue si è più esposti ai pericoli di un mondo globalizzato. Così pare abbiano pensato in particolare i più anziani”. Sarà malizioso lo scrivente, ma sembra di subodorare un po’ di malizia anche in questa scrittura, nello specifico quando si riflette sull’anziano. Povero vecchietto rimbambito: ha votato “leave” e neppure lui sa perché.

Ma il peggio “del caviale” deve ancora arrivare. Ed eccola, dunque, la prima parte di questo “peggio”. Si parte da Roberto Saviano, che ha il tic del nazismo, e su Facebook si produce in questa intemerata fuori da ogni logica, confine e continenza. “Brexit: ha vinto il Popolo. Me lo ricordo il Popolo, nel 1938, acclamare Hitler e Mussolini a Roma affacciati insieme al balcone di Piazza Venezia. Me lo ricordo il Popolo inebriato, esaltato, per la dichiarazione di guerra”…e via dicendo, in un crescendo di “me lo ricordo” tutti nazismo e fascismo con i quali ci ricorda come il popolino tifò dittatura. Questa maledetta Brexit, per signor Gomorra, è roba quasi da nazisti. Il referendum esercizio democratico? No, imposizione fascistoide.

Infine, last but not the least, la seconda parte di questo “peggio”. Non si vuole influenzare il lettore nell’assegnazione del Premio Stalin, ma questo peggio assomiglia assai al peggio del peggio: Massimo Gramellini, e chi sennò? Il trionfo del luogo comune è subito servito, in un discutibilissimo esercizio di superiorità morale: “Gli anziani, i meno istruiti e gli inglesi di provincia (hanno votato, ndr) per andarsene. La prova evidente che si è trattato di una scelta di paura, determinata da persone che, non avendo strumenti conoscitivi adeguati, hanno fatto prevalere la pancia sulla testa e la bile sul cuore”. Quando si legge “strumenti conoscitivi” i peli si rizzano sulle braccia, vero? Ma d’altronde, Gramellini è così: anche lui il mondo lo divide tra chi è Bene e chi invece è Male, senza porsi dubbi, soltanto vergando insulti. E tra chi è il Male, per la firma de La Stampa, c’è “la vecchietta di Bristol” per la quale “l’Europa è il migrante nigeriano che attraversa la Manica per togliere il lavoro al figlio inglese della sua vicina”. Povero lui. Poveri loro.

Pubblicato Libero il 25 giugno 2016

 

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