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Leo Alati

Mio nonno è un partigiano

Mio Nonno è stato un partigiano, un grande lavoratore ma anche un pensatore, chissà che cosa penserebbe, di come vanno oggi le cose.

Roberto Gianusso

Mio Nonno rischiò la sua vita per i propri ideali e per il bene di una Patria in cui ancora si poteva credere, usò se stesso come tramite e non come scopo, patì il carcere, la persecuzione e l'esilio, lui si sapeva cosa fosse la lotta. Mentre rischiava la sua vita sparando ai soldati dell’esercito oppressore, mentre combatteva per la liberazione, chissà se ha mai pensato che un giorno ci saremmo ridotti così senza santi e senza eroi?

Mio Nonno, mentre le macerie dell’Italia bombardata ancora fumavano, non rimase con le mani in mano, iniziò a trasportare tutto ciò che riusciva, pur nella sua immensa onestà, i tempi di guida non sapeva che cosa fossero, le regole in materia di pesi e misure dei carichi le rispettava il meno possibile, pensava la borsa di Milano fosse un sacchetto della spesa prodotto in Lombardia, non sapeva che cosa fosse lo spread e l’archivio del suo ufficio era la tasca nella porta sinistra del suo Lancia Tre Ro. Mentre guidava sulle strade dell’Italia che si stava ricostruendo, chissà se ha mai pensato che sarebbero bastate poche generazioni a distruggere gli ideali e gli insegnamenti dei nostri antenati?

Mio nonno non pensava alla morte come il momento in cui l’anima smette di sognare, le sue idee di ateo convinto lo portavano ad affermare che dietro la morte c’è il vuoto assoluto, questo non riesce a farmi immaginare che lui ora stia guidando sulle strade celesti, nemmeno che guardando di sotto veda che cosa sta succedendo, tuttavia mi piacerebbe sapere che cosa  potrebbe pensare della situazione attuale.

Mio nonno chissà che cosa potrebbe pensare di questi saltimbanco che si vantano delle frasi da dietro una tastiera, di questi moderni rivoluzionari, che hanno le dita anchilosate dalle tastiere, non per avere scavato trincee, che hanno i calli sulla lingua per la quantità di parole che dicono, non sulle mani per aver stretto a fatica il volante, che non hanno le facce sporche di polvere e bruciate dal sole, ma di briciole di patatine sgranocchiate tra una bufala ed una notizia troppo grande per essere compresa dalle loro teste vuote.

Sono triste Nonno, triste perché nella patria che tu hai tanto amato, le cose non vanno bene, la crisi attanaglia l’economia, la popolazione comune è ridotta alla povertà, ma nonostante tutto non si può individuare una vera forza che possa prendere in mano il futuro del paese. Sono triste perché sento parlare di rivoluzione e mi rendo conto che i rivoluzionari moderni non hanno ancora trovato un link che la definisca la loro rivoluzione. …Accidenti, scusami link è un termine utilizzato in informatica, non è un tipo di bastone con cui percuotere politici incapaci o disonesti, sai Nonno, oggi parliamo inglese, non parliamo in dialetto piemontese come ai tuoi tempi!

(29 aprile 2013)

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