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Mini idroelettrico, nuova frontiera
ora si sfruttano canali e condotte

Inaugurata a Novara un'innovativa centrale che utilizza un salto d'acqua di appena due metri, ma crescono anche gli impianti realizzati all'interno degli acquedotti e dei vecchi mulini

Non occorre deportare milioni di persone e devastare gli ecosistemi per sfruttare l'energia dell'acqua. Mentre in Asia e America Latina tra protese e mobilitazioni si continua a puntare sul grande idrolettrico costruendo dighe gigantesche, in Europa la fame di elettricità pulita sta spingendo a cercare soluzioni sempre meno impattanti sulla popolazione e l'ambiente.

L'ultima innovazione in materia di mini idroelettrico arriva da Cerano, in provincia di Novara, dove la Frendy Energy ha inaugurato in questi giorni la prima centrale al mondo in grado di sfruttare un salto di acqua di appena due metri. "Questo impianto idroelettrico - commenta l'amministratore delegato Rinaldo Denti - rappresenta una piccola ma importante rivoluzione, che permette di sfruttare un salto d'acqua di soli 2 metri ottenendo una potenza costante di 160kW per una produzione annuale di oltre 1 GWh. L'utilizzo di una tecnologia all'avanguardia consente lo sfruttamento efficace del vastissimo potenziale energetico rappresentato dai piccoli salti di almeno 1,5 metri su corsi d'acqua e canali irrigui, di cui l'italia, soprattutto nelle regioni del nord, è molto ricca".

Se il grande idroelettrico è una tecnologia con alle spalle una storia lunga ormai oltre un secolo e che in Italia ha sfruttato ormai tutto lo sfruttabile, il mini ha invece ancora ottime prospettive, come stanno accorgendosi sempre più amministrazioni comunali. 
Stando all'ultimo rapporto di Legambiente "Comuni rinnovabili", sono 1.021 i municipi che presentano sul proprio territorio almeno un impianto idroelettrico con potenza fino a 3 MW, per una potenza complessiva di 1.123 MW. Elettricità in grado, spiega il dossier, "di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico di oltre 1,7 milioni di famiglie". Un vero e proprio boom se si pensa e che "si è passati dai 17,5 MW censiti nel 2006 ai 1.123 del 2011".

Una crescita frutto delle nuove tecnologie, ma anche della fantasia e dell'ingegno. Oltre a fiumi e torrenti, si è passati ad utilizzare infatti canali, acquedeotti e vecchi mulini. I casi virtuosi non mancano. A Gioia del Colle, in provincia di Bari, è stata inaugurata mesi fa una mini centrale idroelettrica da 6 MW che usa un salto d'acqua all'interno dell'acquedotto pugliese. Nel piccolo comune di Chiomonte (TO) il 95% del fabbisogno energetico complessivo di tutte le utenze di proprietà dell'amministrazione viene soddisfatto dall'energia prodotta da una piccola centrale idroelettrica da 40 kW che sfrutta un salto naturale nelle condotte utilizzate per la distribuzione di acqua potabile.

Ma l'elettricità si può ottenere anche dai vecchi mulini o dai canali di irrigazione, come avviene a Civitella di Romagna (FC), con il mulino Tassinari (20 kW), e a Villa Sant'Antonio (AP), dove una centrale di 500 kW di potenza utilizza le acque irrigue defluenti dal canale di bonifica che attinge alle acque del fiume Tronto. Installazioni  piccole o piccolissime che proprio come avvenuto con il fotovoltaico promettono di spingere ancora più avanti il nuovo modello di produzione distribuita.

(Articolo di Valerio Gualerzi pubblicato su La Repubblica del 11 maggio 2012)

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