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La Risaia
La voce dei riformisti vercellesi |
La nostra storia: le otto ore in risaiadi Giuseppe Manfrin
Nel vercellese, all’epoca appartenente alla provincia di
Novara, zona di monocoltura del riso, le condizioni
igieniche e sanitarie della popolazione erano disperate; le
abitazioni erano topaie coi pavimenti di terra, prive di
riscaldamento e dei più elementari servizi igienici. Le
malattie reumatiche e delle vie respiratorie erano assai
diffuse, così la malaria.
Modesto Cugnolio nacque a Vercelli il 20 marzo 1863,
proveniente da una ricca famiglia. Studiò in un collegio e
si laureò in legge. Fu proprio per questa condizione di
benestante che, quando nel 1898 aderì al Psi, gli permise di
esercitare l’avvocatura gratuitamente a favore di contadini
e militanti socialisti e di fondare, a proprie spese,
giornali come "La risaia" nel 1900 e "La monda" nel 1903.
L’avv. Modesto Cugnolio assieme al ferroviere Ulderico
Fontana, costituì, già prima del 1898, il primo circolo
socialista di Vercelli. Solo nel 1918 si svolse
ufficialmente il primo congresso socialista del vercellese.
Prima, i socialisti vercellesi partecipavano ai congressi
provinciali novaresi (Vercelli apparteneva alla provincia di
Novara). "La risaia" rappresentava gli ideali del riformismo
socialista che, per merito dell’avv. Cugnolio, seppe essere
immune dai velleitarismi massimalistici. I soliti
"rivoluzionari" di turno, guardarono con sospetto l’avv.
Cugnolio a causa delle sue origini borghesi, ma in realtà
era la posizione politica del riformismo turatiano, la vera
causa di tali contrasti. A quel punto Cugnolio pubblicò un
proprio giornale "La monda", negli anni 1903 e 1904, per poi
rientrare nell’alveo naturale del partito. Questo giornale
fu l’alfiere del riformismo nel vercellese e stimolò le
lotte contadine in tutta la zona risicola. In quel periodo
l’avv. Cugnolio perfezionò l’organizzazione dei braccianti,
ricostituendo la Federazione dei contadini. Ma la grande
vittoria del movimento socialista vercellese fu la battaglia
del 1906 che portò, per la prima volta nelle campagne
italiane, la conquista della giornata lavorativa di otto ore
durante il periodo della monda del riso e successivamente
estesa ad ogni tipo di lavoro agricolo e, finalmente, tale
clausola venne compresa nei contratti collettivi, inoltre,
passò anche il principio che i lavoratori erano
rappresentati dalle loro organizzazioni.
Le organizzazioni
degli scioperi che portarono a questa vittoria, servirono da
modello per analoghe lotte in altre parti d’Italia e sarebbe
ora che, da un punto di vista storico, tale evento fosse
maggiormente valorizzato. Nel 1909 i socialisti si allearono
coi democratici e conquistarono la maggioranza al Comune di
Vercelli. Nelle elezioni politiche del 1913, i socialisti
ottennero una grande vittoria e l’avv. Cugnolio venne eletto
deputato. Purtroppo a Vercelli città si ebbe, allo interno
del Psi, una sterzata massimalista e nelle amministrative
del 1914, il Psi, sia pure per poco, non ebbe la maggioranza
che riconquistò nel 1920 e sindaco fu eletto il riformista
Lorenzo Somaglino. Nel contado, sempre nel 1914, zona
controllata da Cugnolio, si ebbero ben 35 sindaci e oltre
tre quarti dei comuni del vercellese con amministrazioni
socialiste. Modesto Cugnolio rivestì diverse cariche
pubbliche: nel 1907 fu eletto consigliere provinciale; nel
1909 consigliere comunale di Vercelli; nel 1910 membro
dell’amministrazione dell’Ospedale Maggiore e nel 1913
eletto deputato al Parlamento. Alla Camera i suoi interventi
furono legati ai problemi delle campagne, alla necessità
alle bonifiche e sulla difesa della piccola proprietà
terriera. Con l’intervento dell’Italia nel primo conflitto
mondiale si comportò in linea con gli indirizzi del Psi e i
suoi interessi andarono verso il tentativo di alleviare i
disagi della guerra sulle popolazioni. Modesto Cugnolio fu
sicuramente i personaggio dominante del primo socialismo
vercellese. "Egli riuscì – scrisse Giovanni Ferraris – a
stabilire un efficace contatto umano con i contadini, cui
sapeva esporre le sue idee con semplicità, persuasione.
Fiducioso nel potere della legalità, fu riformista convinto
e dimostrò la validità dei suoi metodi proprio in occasione
della battaglia per la conquista della giornata lavorativa
di otto ore, basata su motivi giuridici e considerazioni
etiche, intese a sconfiggere una mentalità arrestata sulle
tecniche agricole e meschini interessi economici. Anche
grazie alla sua umanità riuscì a portare i contadini alla
vittoria senza tragici eccessi che hanno caratterizzato
altre lotte sindacali, anche di minor conto". da Avanti della Domenica - 13 aprile 2003 - anno 6 - numero 15 24 gennaio 2013 |
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