Italiani sempre più «migranti»:
+11% i
trasferimenti all’estero
«Un numero crescente di Italiani lascia il
Paese». Lo sottolinea l'Ocse nello studio sui
movimenti migratori, rilevando che il numero
degli italiani che nel 2016 hanno notificato il
trasferimento di residenza all'estero è salito
di oltre l'11% a 114mila. Secondo il rapporto,
tuttavia, l'emigrazione ufficiale è
probabilmente sottostimata: le stime reali per
il 2016 variano da 125mila a 300mila. In base ai
dati Ocse l'Italia è all'ottavo posto tra i
Paesi di origine di nuovi immigrati, con
172mila, in aumento dell'1% sul 2015, pari al
2,4% dei flussi totali nell'Ocse e contro la
media di 99mila tra il 2006 e il 2015. Nel 2016
la Penisola è preceduta dal Vietnam e seguita
dalle Filippine. Al primo posto come Paese
d'origine di nuovi immigrati c'è la Cina con
538mila, seguita da Romania (419mila), Siria
(343mila), India, Polonia e Messico. In base ai
dati Ocse, nel 2016 i flussi di migrazione
dall'Italia alla Spagna sono aumentati del 17%,
mentre quelli verso la Germania sono calati
dell'8%.
Flussi pari allo 0,8% della popolazione
Nel 2016 - indicano i dati definitivi dell'Ocse
- i flussi migratori verso l'area avevano
raggiunto 5,3 milioni di persone, con un aumento
del 15%, il più elevato da 10 anni. Le
migrazioni di origine famigliare
(ricongiungimenti ed accompagnamenti famigliari)
erano pari al 38%, con 1,8 milioni di persone.
In netto aumento la migrazione umanitaria (+78%
a 900mila), il livello più alto mai raggiunto
dall'Ocse e pari quasi a un quinto dei flussi
totali.
La Germania è stato il principale Paese di
destinazione di questi rifugiati e ne ha
ricevuti quasi la metà, seguita da Usa (17%),
Svezia (8%), Canada (6%) e Austria (3%). Per la
prima volta dal 2007, è aumentata (+3%) la
migrazione per motivi di lavoro verso Paesi Ocse
e ha raggiunto il 10% del totale. La Germania è
il Paese che ha segnato il maggiore incremento
con +23mila lavoratori da Paesi terzi. Il numero
di lavoratori di questo tipo arrivati in Italia
e' invece calato - in base alle statistiche Ocse
- di 8.000. La migrazione temporanea per lavoro
nel 2016 nell'Ocse riguardava circa 4,3 milioni
di persone, l'11% in piu' rispetto al 2015 e per
il quarto anno consecutivo le assunzioni
internazionali di lavoratori stagionali sono
aumentate in modo netto (+30%). Polonia e Usa
sono i principali Paesi ospiti dei lavoratori
temporanei, con circa 660-670mila permessi nel
2016. In Polonia (+61% sul 2015) si tratta in
prevalenza di lavoratori provenienti
dall'Ucraina. La Germania è al terzo posto con
470mila, per lo più trasferimenti intra Ue-Efta.
In Italia si tratta di circa 70.000 lavoratori,
in calo del 5%, e anche in questo caso per la
maggior parte (61mila circa) per movimenti
intra-europei. Il numero degli stagionali in
Italia risulta, per contro, molto esiguo: solo
3.500, in calo dell'1% e contro gli oltre 41mila
del 2008. I movimenti per effetto delle aree di
libera circolazione si sono mantenuti ad alti
livelli nell'area Ocse, riguardando 1,8 milioni
di persone, pari al 28% del totale. Nella Ue il
numero dei lavoratori mandati dai loro datori di
lavoro in altri Paesi Ue con contratti locali
nel 2016 ha raggiunto 2,2 milioni, con un
aumento dell'8% rispetto all'anno prima. Il
numero di donne nella migrazione totale è calato
gradualmente a partire dal 2009 ed era pari al
45% dei nuovi immigrati nel 2016. Circa tre
quarti dei Paesi Ocse ricevono più uomini
migranti che donne. Nei Paesi Ocse nel 2017
vivevano 127 milioni di persone nate all'estero,
pari al 13% del totale contro il 9,5% del 2000.
In Italia la percentuale è salita dal 3,9% al
10%. I flussi di migrazione annuale permanente
rappresentano lo 0,8% della popolazione Ocse e
anche Ue, ma in Paesi come il Lussemburgo e la
Svizzera sono dell'1,5% circa e sono molto
aumentati in Germania (all'1,3%) e Svezia
(1,4%). In Italia l'incidenza si ferma allo
0,4%.
Contraffazione brucia 1-2% Pil Italia,vale
35 miliardi
In Italia, il commercio mondiale di beni
contraffatti, dalle borse di lusso ai prodotti
alimentari, ha un impatto sull'economia pari a
circa l'1-2% del pil in termini di mancate
vendite, secondo un nuovo rapporto dell'Ocse.
«Il commercio di beni contraffatti e l'economia
italiana» rivela che il valore dei beni italiani
contraffatti e piratati venduti nel mondo nel
2013 era pari a oltre 35 miliardi di euro, il
4,9% delle vendite di prodotti manifatturieri
italiani. Ciò ha causato oltre 25 miliardi di
mancate vendite alle aziende italiane.
Articolo di Giuliana Licini
pubblicato su Il Sole 24 Ore
(8/8/2018)
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