Responsabile

Leo Alati

Verso le elezioni del 26 maggio

Intervista a Leo Alati

Candidato con la lista “Chiamparino per il Piemonte del Sì”

Leo Alati, 65 anni. Esercita a Crescentino la professione di medico ed è specializzato in oncologia clinica e medicina del lavoro. Attivo da anni in politica, ha un passato da assessore e consigliere. Si candida nella lista provinciale “Chiamparino per il Piemonte del Sì”.

Da quando ti interessi di politica? Hai precedenti esperienze di amministratore pubblico? (e, se sì, a quale livello?)

“Mi interesso di politica dai tempi del liceo. Negli anni che ho trascorso a Torino organizzavamo manifestazioni ed eventi culturali, specialmente nel quartiere Santa Rita. Poi nella realtà di Crescentino ho trascorso 24 anni nell’Amministrazione comunale come capogruppo o assessore tra minoranza e maggioranza”

Perché hai deciso di candidarti con questo partito/movimento?

“Mi candido con questa lista perché giudico l’esperienza di Chiamparino positiva e ritengo che debba continuare. Per questo motivo voglio  poter fornire i miei suggerimenti ed il mio contributo nelle scelte politiche del futuro. Apprezzo l’operato di Chiamparino sia nella sua veste di sindaco che di presidente della Regione; non è facile amministrare e le risorse sono limitate, ma Chiamparino è stato in grado di tirarci fuori dalle secche in cui siamo caduti. La nostra lista è composta da professionisti, a prescindere dal colore politico e unicamente in virtù delle competenze di ognuno; il Piemonte ha bisogno di una guida esperta, capace e sicura”.

Perché pensi che il candidato presidente che sostieni sia il migliore governatore per il Piemonte?

“Con Chiamparino eleggiamo un presidente che si prende le sue responsabilità. Lo ha dimostrato nella formazione delle liste e nella scelta dei candidati da mettere nel listino. L’offerta che proviene dagli altri fronti non è alla sua stessa altezza. I 5 stelle non sono un’alternativa, mentre  Cirio sarà solo un presidente di forma, in cui il centro decisionale sarà collocato nel partito alle sue spalle”.

Di cosa ha principalmente bisogno il Piemonte nei prossimi anni? Quali sono le priorità?

“Il Piemonte ha bisogno di lavoro e infrastrutture. Faccio un esempio: vanno benissimo i due poli medici che stanno costruendo a Torino e Novara, però bisogna anche pensare che queste strutture devono essere raggiunte dalle persone che non vivono in quei luoghi. Anche se sono pochi chilometri, la strada che collega Vercelli a Novara attraversa i piccoli centri urbani e non è adatta a un flusso elevato di traffico. La nostra coltura  principale rimane il riso e penso che occorra andare incontro agli agricoltori per aiutarli a commercializzare il loro prodotto. Esistono degli esempi importanti in provincia di Vercelli, basta pensare al Principato di Lucedio o alla Cascina Belvedere di Bianzè. All’estero si trovano i prodotti piemontesi, da Tel Aviv a New York. Bisogna incentivare questa particolare realtà ma anche aiutare gli agricoltori minori a raggiungere i risultati di quelli più sviluppati. La Regione potrebbe aiutare; adesso il mercato del riso è florido, ma non possiamo affidarci all’incertezza dei mercati”.

La provincia di Vercelli è notoriamente una “Cenerentola”: come può il Vercellese contare di più in Regione?

 

“Chiederò il cambio del sistema elettorale, con quello attuale le province minori ed i suoi elettori non possono ottenere la rappresentanza che meritano. Identifico come soluzione l’eliminazione del listino e dare la possibilità ai territori più piccoli di contare qualcosa, attualmente non mi sembra una situazione democratica”.

Pensi che il risultato delle elezioni regionali in Piemonte rifletterà quello delle Politiche del 2018 o ti aspetti un esito diverso?

“Sono situazioni diverse, sebbene importanti sono sempre elezioni amministrative e credo che l’elettorato sappia distinguere da quello che è il voto politico o di protesta. La componente umana diventa prevalente  ed una persona come Chiamparino può ottenere il voto anche da elettori di diverso schieramento politico”.

In caso di elezione come farai a mantenere il contatto con gli elettori nel corso del mandato amministrativo?

“Privilegio il contatto diretto, non ho problemi a fornire il mio numero di telefono e ad ascoltare le esigenze dei cittadini e degli amministratori locali”.

In caso di elezione, di quali settori preferiresti occuparti?

Vista la mia professione i temi a me cari sono sanità e lavoro, che ritengo fondamentali per la vita di ognuno. Attualmente abbiamo troppi malati costretti a spostarsi in Lombardia per ricevere cure adeguate ed è una lacuna che è necessario colmare. Abbiamo le potenzialità per farlo ed è giusto proseguire in questa direzione.

 

Intervista di Matteo Miccichè pubblicata su "La Voce"  il 7 maggio 2019

 

© 2012 La Risaia   La voce dei riformisti vercellesi

Webmaster & Design by Francesco Alati

Home