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Leo Alati

La fine del Movimento francescano

Ho letto la busta paga di un senatore del M5S

Come sapete (lo scrissi su La Stampa alcuni giorni fa), è in corso un serrato dibattito all'interno del Movimento cinque stelle - nel direttorio  e non solo - su come modificare la regola francescana voluta da Casaleggio sulla restituzione dei soldi guadagnati da parlamentari. Al momento i parlamentari restituiscono (dovrebbero restituire) una quota fissa dell'indennità, e una quota variabile dei rimborsi, a un Fondo utilizzato prevalentemente per il microcredito. La Stampa ha anticipato in quell'articolo che presto non sarà più così; non sarà più solo così. Mentre fino a oggi i parlamentari dovevano restituire i soldi a questo Fondo terzo, a breve potranno usarli direttamente (che è diversissimo dal restituirli), naturalmente, usarli "politicamente" o, come dice qualcuno di molto emergente nel Movimento, "usarli in maniere politicamente più proficue". Tradotto: significa finanziare feste di partito (pardon, di Movimento), eventi politici, eventualmente meet up e territori. Insomma, esattamente quello che fa un qualunque altro partito.

USARE I SOLDI POLITICAMENTE

Nulla di male, per carità: ma bisognerebbbe dirlo un po' chiaro alla pubblica opinione. Come capite, non è infatti questione di poco conto, o folkloristica: è il tassello decisivo della trasformazione in corso del Movimento cinque stelle da un alieno della politica a un partito che si sta insediando con le logiche dei partiti, e quindi si finanzia, spende soldi per i suoi eventi politici, eventualmente finanzia gruppi e territori. Naturalmente, la possibilità di usare i soldi (e non restituirli) aprirà spazi totalmente legittimati alla più ampia discrezionalità dei parlamentari. Se a qualcuno dei parlamentari verrà obiettata qualche disinvoltura - già oggi conosciamo molte storie di questo tipo - potrà sempre rispondere di aver finanziato il suo meet up. Proprio come un eletto del Pd.

Ogni tanto mi vengono segnalate storie incredibili, utili forse da conoscere perché simboliche, storie che testimoniano come già adesso si sia configurata in alcuni casi l'applicazione della regola dei soldi nel M5S. Grazie alla trasparenza che proprio il M5S ha introdotto, è molto facile, su un sito apposito, consultare le buste paga di tutti i parlamentari. Nella maggior parte dei casi le restituzioni sono aggiornate sul sito solo fino a maggio 2015, in qualche caso si è fermi più indietro. Ma va più che bene lo stesso. Per esempio è gustosissima, mi segnalano fonti interne al Movimento catanese, la situazione di Mario Giarrusso, avvocato, siciliano, noto per il suo temperamente gioviale e certe sue uscite in punta di garantismo (tipo "Renzi sarebbe da impiccare"). Ecco. La sua ultima busta paga pubblicata online dal Movimento è di marzo 2015. Leggiamola.

11MILA EURO DI ENTRATE NETTE IN UN MESE

Giarrusso ha regolarmente restituito l'indennità eccedente (1657,83 euro netti su 4843 euro netti di indennità). Ma sui rimborsi le cose si fanno un po', come dire, poco francescane.  In effetti in quel mese dichiara di aver ricevuto rimborsi forfettari per 9420,68 euro netti (già una bella cifra, per un "cittadino" comune nell'Italia 2015), di averne spesi 8099,31 e di aver restituto la ben magra cifra di 654,71 euro di questi rimborsi.

Ancora più interessante (il poverello di Assisti però non si divertirebbe, e molto probabilmente neanche quel suo grande appassionato che è Gianroberto Casaleggio) è il dettaglio di queste spese: tolti 3446 euro netti per i collaboratori, ce ne sono 1880 euro di casa, un migliaio di taxi (un po' tantini eh, ma nulla di grave), un altro migliaio per il vitto (anche questo un po' tantino, considerando che il ristorante del Senato offre a dieci euro a pasto un buffet che consente di evitare il rischio della denutrizione), 214 di telefono, e 363 di altre spese e 244 di eventi sul territorio. 

Insomma: in totale, in quel mese, tra stipendio e rimborsi sono rimasti nelle tasche del senatore del Movimento cinque stelle 11461,31 euro netti. Forse ricordo male, ma le cifre di cui parlava Grillo mi pare fossero lievemente più basse (nello Tsunami tour diceva che 2500 euro netti al mese andavano benissimo, per come era messa l'Italia, poi s'è un po' ammorbidito; e molti parlamentari hanno fatto il resto). Sia chiaro: Giarrusso non fa nulla fuori dalle leggi, nulla che non gli spetti: se fosse di un partito qualunque. Nel Movimento, diciamo che spende un po' tanto per le premesse francescane.  

Vedrete, la regole dei soldi al microcredito verrà cambiata.

Articolo di Jacopo Jacoboni pubblicato su La Stampa il 3 ottobre 2015

 

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