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Chi sbaglia paga: le dimissioni di Wulff e la morale tedesca

Tutto il mondo è paese. Ma solo nelle premesse. Quando il gioco si fa duro, in Germania, i duri smettono di giocare. E il presidente tedesco, Christian Wulff, si dimette. Perché così va fatto.

La storia è semplice e dovrebbe suonarci familiare. Il capo dello Stato ha commesso una sequela di errori difficilmente perdonabili per una Nazione che respira l’etica calvinista. In Germania non vanno mica dal confessore a denunciare i propri peccati e/o reati sapendo che tanto ne usciranno assolti, pronti per tornare a peccare in cambio di qualche avemaria. In Germania le cadute di stile, le leggerezze, le scorrettezze, si pagano. Non c’è neppure bisogno di violare la legge o commettere un reato. Basta aver dato prova di arroganza e stupidità.

È successo che Wulff ha ottenuto dalla moglie di un imprenditore amico un prestito da 500 mila euro al tasso agevolato del 4 per cento ma, soprattutto, ha cercato anche di soffocare la notizia telefonando al direttore di Bild (il più popolare tabloid tedesco), Kai Diekmann, con toni imperiosi neanche fosse stato il Presidente. Di conseguenza, sono emersi altri ameni episodi a noi mediaticamente vicini, dal leasing facilitato di un’Audi ai soggiorni in begli alberghi offerti da altri imprenditori.

Sembra però che l’errore decisivo sia stata la telefonata a Bild. I tedeschi non ammettono che la libertà di stampa venga minacciata dal potente di turno. Per inciso, le dimissioni di Wulff hanno indotto Angela Merkel a cancellare la visita a Roma. Adesso, alla presidenza potrebbe approdare un esponente rosso-verde. Wulff, invece, appartiene allo stesso partito della Merkel, la CDU, i cristiano-democratici.

Dimissioni del presidente della Germania

Confronto tra etica calvinista ed etica catto-comunista.

Foto dal catalogo idee regalo di Mercedes-Benz

In Italia, dopo aver ricevuto da magistrato regali e favori analoghi a quelli del presidente tedesco quando era governatore, Antonio Di Pietro si è costruito una carriera politica e passa come il campione della moralità pubblica.

Fin qui, banalmente si potrebbe concludere che vivaddio in Germania chi sbaglia si dimette e la stampa è libera, e che questa concomitanza di fattori è piuttosto estranea alla sottocultura italiana: da noi, infatti, quasi nessuno si dimette, mentre la stampa è soggetta a pressioni di ogni genere. In parte è vero. Ma per essere completa, la verità va integrata con un’altra piccola osservazione. Bild è un tabloid popolare sostanzialmente “qualunquista”, quindi tendenzialmente iscritto nel Dna moderato. Wulff è un moderato. La Merkel anche. Questo significa che l’errore è inteso come tale in modo non ideologico. Bild uccide Wulff. La Merkel non protesta. Tutto si svolge secondo un protocollo… Sereno.

Il predecessore di Wulff, Horst Koelher, si era dimesso pure lui per una dichiarazione imprudente sulle ragioni vere dell’invio dei militari tedeschi in Afghanistan (ovvero per difendere gli interessi economici della Germania). Una quisquilia, ai nostri occhi.

In Italia la stampa è schierata, i magistrati si accaniscono tendenzialmente su una parte politica ma non sull’altra (salvo eccezioni), e le dimissioni sono una rarità. Perfino l’asticella della soglia del dolore, ossia della tolleranza all’errore, è posta molto più in alto. Noi da un lato ci scateniamo sull’onda di un’antipolitica colorata di fanatismo, dall’altro siamo sempre pronti a perdonare. Avranno ragione i tedeschi a dire che siamo italiani? La smetteranno una buona volta i tedeschi di irritarci facendo i tedeschi?

Articolo di Marco Ventura pubblicato su Panorama il 17/02/2012

(20 febbraio 2012)

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