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Caresanablot si conferma al primo posto in Italia per giocate pro capite alle slot

I numeri elaborati dal Gruppo Gedi. Il vice sindaco: “Dati drogati dalla presenza di una grande sala giochi frequentata da avventori di altre città”

Lo hanno già soprannominato «Caresanaslot». Caresanablot, paese di 1.100 abitanti alla periferia di Vercelli, detiene anche nel 2017 il record italiano di giocate pro capite alle videolottery, slot machine e lotterie istantanee. Ogni abitante spende in media 28.639 euro, per una spesa complessiva di 32,19 milioni di euro. I soldi vinti alle giocate ammontano invece a 26,79 milioni di euro. Anche nel 2016, sempre dall’elaborazione del Gruppo Gedi, la giocata pro capite in slot e videolottery a Caresanablot era la più alta d’Italia, 24.228 euro, circa 4.000 euro in meno rispetto all’anno passato.


 

Il motivo per cui questo paese sulla strada per Biella, dove si moltiplicano per lo più concessionarie d’auto e magazzini industriali, è il più «malato» di gioco d’azzardo, è chiaro: i numeri sono drogati dalla presenza di una enorme sala giochi sulla strada principale, che richiama migliaia di pendolari del gioco. La sala è in un crocevia di strade e tangenziali che portano facilmente verso l’autostrada, o verso altri grossi centri come Biella, Novara, Casale.


 

«Una spesa pro capite così alta - commenta il vice sindaco Angelo Santarella - non dev’essere collegata ad una popolazione di forti giocatori. Tant’è che se ci si avvicina alla sala slot, ci sono tante automobili targate Alessandria, Novara e altre province. Non si tratta di una clientela che arriva da Caresanablot: non ha senso, a mio avviso, collegare la spesa alta alle slot con il numero di residenti. Qui ci sono 14 concessionarie d’auto, e se facessimo una media, ogni abitante dovrebbe avere 35 automobili immatricolate».


 

Per combattere le ludopatie, il Comune - come spiega il vice sindaco - si è adeguato alla legge regionale sulle norme per la prevenzione ed il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico. In particolare le disposizioni riguardanti la distanza degli apparecchi da luoghi sensibili come scuole, luoghi di culto, impianti sportivi.

 

Articolo di Roberto Maggio pubblicato su La Stampa il 12 novembre 2018

 

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