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Mensile dei riformisti vercellesi

E se vi dico: Abramovic?

Il PAC di Milano ospita il metodo dell'artista serba.

di Sara Mazzola

Il nome Abramovic evoca nella maggior parte di noi il potente presidente del Chelsea Football Club (Roman Abramovic),ma esiste un altro personaggio illustre che porta questo cognome;il famoso in questione, o meglio la famosa, è Marina Abramovic (non è parente del proprietario della squadra inglese); celebre artista nata a Belgrado nel 1946 e attualmente conosciuta e stimata in tutto il mondo per le sue opere originali e provocatorie.

Durante un sabato pomeriggio non sapendo bene come impiegare il mio tempo, girovagando per il centro di Milano mi imbatto nel cartellone che pubblicizza “The Abramovic Method”.

Quindi decido di andare a vedere di cosa si tratta. Una volta entrata nel museo manca quasi un' ora all' inizio della performance, perciò ne approfitto per guardarmi intorno. La  struttura ospita anche un percorso il quale riassume la carriera dell'artista, la sua vita e le sue opere più celebri. Un posto d' onore lo ha la sua precedente opera, intitolata “THE ARTIST IS PRESENT” (vi è anche un film documentario), che venne installata al MoMA di New York , per realizzarla Marina è rimasta seduta per quasi 3 mesi su una sedia di fronte alla quale vi era un'alta seduta dove poteva accomodarsi chiunque ne aveva voglia, per rimanervi tutto il tempo desiderato; il preludio a “The artist is present” è un' altra sua opera “Nightsea Crossing”,  entrambe e anche altre idee, sviluppate dall'artista in precedenza, si pongono nel filone che ha portato alla nascita della sua ultima fatica “The Abramovic Method”. In un momento storico come quello che stiamo vivendo noi oggi, nel quale c'è sempre meno tempo, e in questo vortice che è l' esistenza il passato e il futuro rubano la scena al presente, le opere dell' artista serba invece sembrano gridare:<<Riprendiamoci il qui ed ora>>. Come ha detto la stessa Marina proprio l'utilizzo della performance lunga è finalizzato a dare importanza al presente. Alle 15.00 comincia la performance, il pubblico viene diviso in due gruppi: partecipanti e spettatori. La sala è munita di cannocchiali e binocoli per scrutare e cogliere da vicino ogni espressione facciale e movimento del corpo dei 21 partecipanti. In questo modo gli spettatori possono avere due punti di vista, uno microscopico e l’ altro macroscopico. I partecipanti, che indossano camici bianchi e delle cuffie, devono stare per un lungo periodo di tempo in tre posizioni diverse: sdraiati, seduti, in piedi. Tutto questo testimonia che anche il pubblico, se lo vuole, può fare ciò che ha fatto l' artista e sviluppare un ferreo autocontrollo. Marina Abramociv  pensa che quando leggiamo un libro o vediamo un film o una rappresentazione teatrale stiamo vivendo l' esperienza di qualcun altro e quindi rimaniamo gli stessi, partecipando e sperimentando invece si muta. Tra gli spettatori c'è chi fissa i partecipanti, chi invece da un rapida occhiata e poi rivolge la propria attenzione alle opere precedenti, chi fa il ritratto alle persone immobili. 

Se siete un po' curiosi...

INFORMAZIONI UTILI SULLA MOSTRA.

21 marzo/ 10 giugno

PAC PADIGLIONE DELL'ARTE CONTEMPORANEA di MILANO

(fermata metro: PALESTRO)

ORARI:

lunedì: 14.30 - 19.30

da martedì alla domenica: 9.30 - 19.30

giovedì: 9.30 – 22.30

Per ulteriori informazioni: www.theabramovicmethod.it

Le reazioni sono molto differenti, come è ovvio che sia quando si tratta di esperimenti così innovativi. Un signore mi dice : << A me piace l'arte contemporanea, ma questo non lo capisco, l' arte deve trasmettere gioia, tutto questo a me mette solo inquietudine>>. Subito dopo un gruppo di donne, anche loro spettatrici, cercano di confutare la visione dell'uomo. Guardo il cartello che invita a rimanere in silenzio e sorrido; ma in fondo il bello dell’ arte è proprio questo, non c'è una verità assoluta, tutto è soggettivo, l’ arte è relativismo e forse è per questo che nei luoghi dell’ arte ci si può sentire ancora liberi.

3 Aprile 2012

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