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Leo Alati

L’elettorato Pd si sta squagliando, molti non votano più e altri si stanno guardando attorno, cosa che tiene ancora in vita un M5s alla frutta

Il Pd era già alla frutta prima dell'arrivo di Renzi

Addossare tutti i problemi dei dem solo all'attuale segretario è un grave errore di valutazione. Eleggere Emiliano non risolverà i peccati originali del partito. Serve un congresso di svolta.

Da quel che si legge sulle cronache politiche, con pezzi di maggioranza che si ribellano a Matteo Renzi, ci mancano solo Luca Lotti e Maria Elena Boschi per l’atto finale del regicidio. Lo scontro avviene sulla legge elettorale, gli oppositori, ex soci del segretario Pd, vogliono il premio di maggioranza per la coalizione e il proporzionale. Renzi vuole il premio di lista e il maggioritario.

PARTE LA CORSA A SFILARSI DAL RENZISMO. Forse la situazione è più confusa di come ce la stanno descrivendo validi cronisti politici, tuttavia il dato è che nei gruppi parlamentari e fra gli antichi compagni di viaggio dell’ex premier è partita la corsa a sfilarsi dal renzismo. Nulla che non si sia già visto, in questo e in altri partiti, nella prima e nella seconda repubblica. Quindi, niente moralismi.

SOLO LA DESTRA SEMBRA POTER VINCERE. Il tema è un altro. Forse sbaglio, e in questo caso spero ardentemente di sbagliare, ma il Pd, con Renzi o senza Renzi, col premio di coalizione o a un solo listone molto probabilmente perderebbe sia le elezioni a giugno sia quelle al prossimo febbraio. L’elettorato si sta squagliando da tempo, con molti cittadini che non votano più (e ci vorranno i camion per portarli ai seggi) e altri che si stanno guardando attorno, cosa che tiene ancora in campo un Movimento 5 Stelle ormai alla frutta. Solo la destra, se unita, farebbe bingo.

Lo spettacolo di un “golpe interno” per defenestrare Renzi darebbe l’ultimo colpo alla scarsa credibilità del Pd. Elettori dem e opinione pubblica sono indifferenti alle ragioni esposte dello scontro, guarderebbero solo al fatto che chi prima ha sostenuto il governo Renzi, ora è, nel momento in cui l'ex presidente del Consiglio ‘gnafa', è pronto a mollarlo. Trasformismo, diranno. Forse non è così. Ma così sembra.

IL PROBLEMA DEL PD NON È SOLO RENZI. Chi pensa che il problema del Pd sia Renzi potrebbe trovare questa soluzione adeguata e, anzi, necessaria e da incoraggiare. Ma il problema non è solo il segretario del Partito democratico. Alla sua maniera, arrogante e spesso incompetente, l'ex premier ha portato avanti un progetto che è nato nel cuore dell’Ulivo e che si è trasferito nel Pd. Cioè la nascita di un partito che, per dirla con le parola del suo teorico Artuto Parisi, aveva come Dna le primarie (non la giustizia sociale, il solidarismo cattolico, il socialismo anche cristiano, ma le primarie) e come orizzonte culturale l’Europa. Un'Europa che oggi nessuno più vuole e un’economia in cui hanno dirazzato i capitali finanziari come volle il pur grande Bill Clinton.

L'ESPERIENZA FALLIMENTARE DEL PARTITO DEMOCRATICO. In questo disegno il sindacato era un ingombro, il popolo lavoratore venne catalogato come i “poveri” da compatire, l’orizzonte culturale fuori da ogni schema, con la sinistra - e quella italiana - in particolare costretta a quotidiani harakiri. Insomma, quel disastro politico e culturale che solo l’esuberanza di Matteo Renzi aveva tentato di rianimare, era precedete a lui. Lui ci ha messo del suo, con questo amore per i poteri forti e una squadra di disgraziati portati a Palazzo Chigi.

SERVE UN GRANDE CONGRESSO DI SVOLTA. Non è liberandosi in malo modo di Renzi che si risolve il problema strutturale del Pd. E, dico a Massimo D’Alema, non è mettendo uno di Bari invece di uno di Firenze, ma con la stessa “filosofia” in testa, che si salva il partito. Perderete, perderemo. Due strade ci sono: la prima chiede una accelerazione verso un congresso di grande, grandissima svolta, una Bad Godesberg alla rovescia in cui la sinistra si riappropria del suo (senza nostalgie e tanto meno senza soluzioni palingenetiche). La seconda è l’impostazione di una battaglia di lungo periodo. Mao avrebbe pensato ad una lunga marcia. Se la trasformate in una corsetta non vincerete mai più, non c’avete fiato.

 

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