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Leo Alati

Formica e la nuova Tangentopoli. "Nessun fine politico, rubano per sé"

"Il caso Expo non è Mani pulite: tutto per caso, partiti ininfluenti"

LA PROCURA di Milano, gli arresti, i politici che tremano e tremando si domandano chi sarà il prossimo.

Rino Formica, dopo 22 anni tutto ricomincia?

«No, è tutto diverso. Prenda Primo Greganti: non è solo un caso umano patetico, è un elemento simbolico».

E cosa simboleggia, il faccendiere ex Pci legato alle coop rosse?

«La fine di un mondo. Quando fu arrestato più di vent’anni anni fa, Greganti era parte di un sistema, quello dei partiti, che funzionava e per cui il denaro aveva un fine politico».

Oggi, invece?

«Oggi quel sistema è finito e Greganti è come un direttore d’ufficio delle imposte che si ricicla come consulente privato di gente che vuole fottere il fisco».

Non si ‘ruba’ più per la politica, si ‘ruba’ per sé...

«Sì, e non è la stessa cosa».

Crede che l’inchiesta sull’Expo abbia una qualche regia?

«Ma quale regia, magari un giorno si potrebbe anche scoprire che Paesi concorrenti dell’Italia hanno in qualche modo sollecitato i magistrati e gli apparati di polizia giudiziaria... Ma la verità è che il sistema è ormai fuori controllo: non c’è più un senso; le cose accadono così, per caso».

Di certo c’è che si continua a rubare.

«Così come era ridicolo pensare che esistesse una Milano da bere è ridicolo pensare che esista una Milano da vomitare. Le mosche vanno dove c’è il miele, tutto qui».

Le mani pulite sono incompatibili con la politica?

«Sono i politici attuali ad essere incompatibili con la politica. Le possibilità sono due: o il sistema e la morale su cui si fonda potevano essere cambiati, e allora la responsabilità del mancato cambiamento è di chi, a destra come a sinistra, ha governato negli ultimi vent’anni...».

Oppure?

«Oppure, non c’è responsabilità perché quel cambiamento è impossibile. E allora il destino del Paese è segnato».

Secondo lei?

«Secondo me, quando si teorizza l’uomo nuovo si sparge sempre molto sangue per poi scoprire che dietro la maschera nuova si cela l’uomo antico. Ma fissarsi sulla sola corruzione non aiuta a vedere il problema».

E qual è il problema?

«Le valutazioni devono essere di ordine sistemico: il problema è che il sistema è stato disgregato».

A cosa si riferisce?

«Al fatto che dai primi anni Novanta, pur parlando non di ‘rivoluzione’ ma di ‘riformismo’, sono stati abbattuti i partiti, i sindacati, gli apparati dello Stato e l’economia pubblica. A beneficio della cosiddetta Europa, l’Italia ha perso la sovranità costituzionale nazionale, rimpiazzata dal costituzionalismo dei trattati europei, la sovranità monetaria e la sovranità della programmazione economica e finanziaria. Abbiamo ceduto sovranità alla cieca e tutto avviene oggi fuori dal controllo della politica e della rappresentanza».

Chi ci crede, dice che solo così potranno nascere gli Stati Uniti d’Europa...

«Guardi, semmai l’Europa si darà un’anima politica sarà solo a seguito di una grande crisi. Una guerra ad Est, per esempio. Nel frattempo, l’Europa rimarrà assestata su un assetto gerarchico con la Germania in cima».

Non crede che Renzi riuscirà ad allentare i vincoli europei?

«Quella del semestre italiano di presidenza dell’Ue è un’illusione. Le istituzioni europee vedranno la luce in ottobre-novembre e in dicembre saranno già tutti immersi nel clima natalizio: l’Italia avrà una finestra temporale di un mese e mezzo, e in un mese e mezzo non chiudi manco un dossier».

Draghi ha annunciato l’immissione di liquidità nel sistema finanziario...

«Lo farà in giugno e lo farà perché lo vuole la Germania. Per qualche mese avremo l’illusione che i nostri problemi si stiano risolvendo, ma la svalutazione competitiva e l’inflazione faranno impennare i tassi di interesse. Come avveniva ai tempi della lira tra Nord e Sud Italia, la Germania reggerà il colpo, noi no».

E il governo, reggerà?

«Col populismo di Stato non si va lontano. Renzi ha dichiarato guerra a tutti e ciascun potere impiegherà tutta la forza di cui dispone per difendere il proprio spazio vitale. Ma il problema è un altro».

Quale?

«Nessuno ne parla, ma dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il sistema elettorale con cui è stato eletto il Parlamento in carica, la Corte di Cassazione ha di fatto annunciato che chiunque ricorrerà contro le leggi approvate dal Parlamento — l’abolizione del Senato, la riforma del lavoro, quella del pubblico impiego... — l’avrà vinta».

Dunque?

«Dunque, le conseguenze politiche saranno devastanti. Noto infatti che l’unica riforma su cui insiste il capo dello Stato è quella della legge elettorale».

Perché lo fa?

«Forse perché sa che ogni altra riforma sarebbe illegittima. Napolitano non vede l’ora di dimettersi e sa che, per prevenire l’ondata di ricorsi, prima si sciolgono le camere, meglio è».

E le riforme?

«L’unica sarà demandare l’avvio di una fase costituente a un nuovo Parlamento eletto su base proporzionale».

Formica, dica la verità: il ruolo dell’oracolo le piace.

«Amico mio, cerco solo di ragionare. E cerco di convincere le nuove generazioni che le eredità politiche passate non si possono acquisire con beneficio di inventario: tutto ha una storia e una radice. L’annuncio di una nuova era è sempre falso».

 

Intervista di Andrea Cangini pubblicata su quotidiano.net l'11 maggio 2014

 

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